Irene Castelli, l’atleta bergamasca che ha partecipato ai Giochi di Sidney 2000 con la Nazionale italiana, oggi è una coach di Ginnastica e si ritrova ad affrontare lo scandalo mediatico emerso nell’ambiente dopo le denunce di violenze fisiche e verbali presentate da un ricco gruppo di giovanissime ginnaste, nonché di ex campionesse. L’insegnante, come riportato dal Corriere della Sera, si è espressa sul complesso tema nel corso di un incontro organizzato ieri a Roma dall’associazione “Change The Game”, coordinata da Daniela Simonetti.



“Ho sbagliato sapendo di sbagliare. Ho sbagliato perché alla fine della mia carriera di atleta avevo l’autostima sotto i piedi ed ero traumatizzata nel corpo e nella mente. Mandata in pedana sotto antidolorifici anche quando stavo male per non sottrarre tempo agli allenamenti dovevo scegliere se pranzare o andare dal fisioterapista. Le Olimpiadi non sono state un traguardo ma un incubo”, così Irene Castelli ha innanzitutto raccontato di essere stata anch’ella una vittima del sistema fino a qualche anno fa.



Irene Castelli, coach Ginnastica: “Aggressiva perché anch’io vittima”. Il mea culpa

L’essere stata sottoposta a violenze anche fisiche ma soprattutto a pressioni psicologiche ha fatto sì che Irene Castelli, alla fine, pensasse che questa fosse la normalità nell’ambiente della Ginnastica, soprattutto per coloro che ambivano ad arrivare ad alti livelli. “Così, quando ho iniziato ad allenare, ero troppo aggressiva (ma mai violenta) con le allieve perché mancavo di empatia”, ha ammesso. È soltanto attraverso un percorso al fianco di un professionista che è riuscita a comprendere la realtà. “Se non ho fatto del male alle mie ragazze è solo perché ho realizzato la situazione e ho trovato una psicologa che mi ha guarito. Ora tutto è cambiato grazie al lavoro che ho fatto su me stessa”.



È per questo motivo che, dopo lo scoppio dello scandalo di queste settimane, vuole dare un consiglio ai coach che come lei hanno il delicato compito di istruire atlete fin dalla tenera età. “Alle colleghe dico: cercate aiuto all’esterno, accettatelo perché il rischio di provocare traumi e dolore nelle vostre bambine è forte”, ha concluso.