Irene Effe Fornaciari chi è: la carriera della cantante

Irene Effe Fornaciari sarà l’ospite speciale della puntata di oggi a La volta buona; la cantante e polistrumentista italiana parlerà della sua carriera e del ritorno dopo essere stata lontana dalle scene per otto anni. Figlia dell’artista Zucchero, ha sempre cercato una sua identità forte che la potesse distinguere dalle ben tracciate orme del padre.



Effe vanta una carriera notevole: ha partecipato quattro volte al Festival di Sanremo: nel 2009 tra le Nuove proposte, nel 2010 insieme ai Nomadi, con il brano Il mondo piange, nel 2012 e nel 2016, rispettivamente con i brani Grande Mistero e Blu. Dopo la partecipazione alla kermesse canora, l’artista decide di ritirarsi dalle scene per otto lunghi anni: “Ho avuto un crollo di identità. Il lavoro non andava molto bene e le persone intorno a me hanno cominciato a dirmi cosa dovevo fare. Mille voci che mi parlavano… non capivo più niente, non sapevo più chi fossi, che cosa volere e cosa no. Ho detto basta. Stavo male, ho sofferto anche di attacchi di panico, un blackout totale causato dal lavoro e da cambiamenti sentimentali. Ho mollato tutto, tranne i live: una dimensione diversa, dove vivi il contatto con il pubblico, senza mediazioni, senza l’ansia pressante dei “numeri” ha dichiarato l’artista in un’intervista rilasciata al portale Amica.



Irene Effe Fornaciari e l’ombra del cognome del padre

Irene Effe Fornaciari ha spesso parlato degli onori, ma anche degli oneri che comparta essere figlia di un’artista con un nome così risonante come Zucchero: “Non voglio passare per quella che fa la vittima. Questo cognome mi ha aperto sicuramente tante porte” ha dichiarato la figlia d’arte a Adnkronos.

E ancora: “Non essere mai riconosciuta per quello che ero e facevo mi ha fatto soffrire. Adesso, però, non mi pesa più.” L’artista aggiunge: “Quando inizi a fare musica devi sottostare a vari compromessi, come scrivere canzoni che vanno bene per il mercato o vestirsi in un determinato modo. Avevo completamente perso la mia identità. Soprattutto poi quando le cose lavorative non vanno come uno si aspetta“.