Bellissima, reduce da un tour, Irene Fornaciari comincia il 2020 raccontandosi a Vieni da me. Essere la figlia di Zucchero, per la bambina Irene non è stato facile. “Sono sempre stata una bambina che amava stare in disparte e, invece, ero sempre al centro dell’attenzione. Mi ricordo che, a scuola, un giorno, un bambino disse a tutti che a scuola c’era la figlia di Zucchero e io diventai di tutti i colori”, ricorda Irene. “Io sono orgogliosa di mio padre, ma da piccola mi sentivo diversa e crescendo avevo paura che le persone si avvicinassero a me per interesse e sono diventata molto diffidente però ora ho tutti i mezzi per scovare le persone”. Da piccola, Irene ha dovuto fare i conti anche con la bilancia: “A 10 anni pesavo 74 kg. Mia madre era disperata e mi dava le carote come meranda, ma io rubavo le merendine ai miei compagni. All’asilo rubavo le merendine dicendo che ero la figlia di Zucchero e dovevano darmi la meranda. Questa cosa, all’asilo, l’ho sfruttata molto”, racconta Irene.



IRENE FORNACIARI: “HO SOFFERTO DI ATTACCHI DI PANICO, PENSAVO DI MORIRE”

Irene Fornarciari ha cominciato a cantare grazie alla sorella. “Spesso andavamo nello studio di mio babbo, però, nessuno sapeva della mia voce perchè ero molto timida. Mia sorella suonava il pianoforte e, un giorno, cominciò a strimpellare e, improvvisando, cominciai a cantare. Mia sorella rimase sorpresa, io le dissi di non dire nulla a nessuno, ma lei riferì subito tutto a mia madre e mio padre“, racconta Irene. La Fornaciari ha partecipato a Sanremo diverse volte. Nel 2012, Irene partecipò con la canzone Grande Mistero. “Qual è questo mistero?”, chiede la Balivo. “Ho sofferto di attacchi di panico. E’ indescrivibile la sensazione, ti sembra di morire. Gli attacchi sono bastardi perchè ti limitano la vita e chi ne soffre lo sa. Io li avevo anche in macchina e la canzone Grande mistero che ho portato a Sanremo parla priorio degli attacchi di panico”, spiega. “Come si superano?”, chiede ancora la conduttrice. “Si superano prima di tutto parlandone. Poi io cercavo anche degli escamatoge. Per esempio quando andavo in  macchina utilizzavo il navigatore che mi mostrava la strada che diminuiva e poi mi sono affidata ad una psicoterapeuta che mi aiuta ancora oggi“, conclude.

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