Dopo le precedenti indagini delle scorse settimane, questa mattina a Irene Pivetti è stato notificato un altro avviso di garanzia dalla Guardia di Finanza di Milano: l’ex vicepresidente della Camera risulta indagata per riciclaggio assieme ad altre 5 persone nel filone d’inchiesta milanese sulle operazioni import-export dalla Cina con la società di proprietà proprio della Pivetti, la Only. Stamane la Gdf di Milano ha eseguito una lunga perquisizione a casa di Irene Pivetti in zona Porta Venezia acquisendo documenti e materiale informativo, non prima di perquisire anche gli uffici della Only: secondo quanto riportato finora da Ansa e Adnkronos, l’attuale inchiesta sembra antecedente a quelle sulle mascherine che hanno fatto saltare agli onori della cronaca l’ex esponente della Lega in queste ultime settimane. La perquisizione da parte degli uomini del Nucleo di polizia economico finanziaria riguarda la sede della società della Pivetti ma anche di un’altra società non riconducibile all’ex presidente della Camera su cui però gli inquirenti indagano per ricostruire il meccanismo che sarebbe al centro dell’ipotesi di riciclaggio.



NUOVI GUAI PER IRENE PIVETTI

Secondo quanto riportato da La Stampa, l’indagine che vede coinvolta ora anche Irene Pivetti sarebbe molto più ampia e coinvolge anche altri 5 imprenditori e professionisti: tutto parte da un’evasione fiscale da svariati da milioni di euro, con indagine relativa aperta nel 2019 dal pm Giovanni Tarzia. Nel caso delle mascherine importate dalla Cina, a Irene Pivetti viene contestata la frode nelle pubbliche forniture su una partita di Dpi: per quanto riguarda invece l’indagine di Milano, si tratta invece di promozione dei rapporti commerciali con la Cina con risvolti di riciclaggio ed evasione. In attesa di avere informazioni maggiori riguardo le accuse e soprattutto la linea difensiva della stessa Pivetti, è di pochi giorni fa la dichiarazione dell’ex presidente della Camera circa il risvolto del caos-mascherine: «No, non importo più mascherine in Italia, non ci riesco perché tanto me le bloccano tutte, non importa quanto perfette siano, me le bloccano con un pretesto o con l’altro. Io in realtà in Cina ho 15 milioni di mascherine già pagate, ora le sto vendendo all’estero, in altri Paesi Europei che ne hanno bisogno».

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