Irene Pivetti non teme le accuse pesantissime a suo carico e durante Live Non è la D’Urso ribadisce la sua posizione: “Io sono felice che stiano indagando. Le indagini servono per fare chiarezza”. Alda D’Eusanio non è convinta, ma Irene Pivetti dice di essere fiduciosa e persino contenta per le indagini: “Indagano perché è corretto e chiariscono come si sono svolti i fatti. E’ giusto che ci sia la massima trasparenza perché è in gioco la salute delle persone”. “Sono molto addolorata per tutto quello che sta succedendo”, aggiunge ancora la Pivetti durante l’intervento a Live Non è la D’Urso. Il giornalista Gianluigi Nuzzi la attacca, lei lo invita in azienda: “La invito seriamente a venirmi a trovare così potrà fare chiarezza”. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)
Irene Pivetti, scontro con Gianluigi Nuzzi a Live
Irene Pivetti fa chiarezza a Live Non è la D’Urso sulle indagini a suo carico relative alla presunta importazione di mascherine false. “Io non voglio fare business sulle mascherine. Addirittura noi andiamo in perdita. All’inizio l’Italia non ne aveva abbastanza e io mi sono messa a disposizione. Io ho importato dalla Cina più di 13 milioni di mascherine, 6 milioni già consegnate. Portarle a casa è stato uno sforzo enorme”. Barbara D’Urso le chiede di rispondere a chi ipotizza un possibile “pasticcio” sulle mascherine importate: “Ci sarà una vera perizia che io stessa ho fatto richiedere proprio per poter dimostrare la validità delle mascherine messe in commercio. Il nostro è un prodotto ottimo”. Gianluigi Nuzzi, da studio, è alquanto perplesso: “Ma lei come fa a fare affari con la Cina?”. La Pivetti parla di fraintendimento: “Le mascherine da 2 euro sono le FFP2, quelle da 50 centesimi le ho date a 45 centesimi alla Protezione Civile. Io semmai sono parte lesa…”. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)
IRENE PIVETTI SOTTO ATTACCO
Irene Pivetti sotto attacco dopo il sequestro delle 150 mila mascherine che non avrebbero i certificati necessari per essere immesse sul mercato. Il consulente tecnico incaricato dalla procura di Savona ritiene che le mascherine di Pivetti non abbiano nemmeno potere filtrante. Una battuta d’arresto per l’imprenditrice, che rischia di finire nei guai. Lei, dal canto suo, si ritiene enormemente danneggiata dall’accaduto: “Abbiamo scortato con il nostro personale i quantitativi di mascherine dalle aziende produttrici agli aerei cargo per evitare furti come avvenuto a volte in Cina, in Russia e in Ungheria. Consapevoli di portare in Italia dispositivi di protezione utilissimi per gli ospedali in primis ma anche per i cittadini…. ora tutto il nostro lavoro è stato vanificato, le scatole sono ferme nei magazzini. E io sono stata messa alla gogna”. Queste le sue parole riportate da La Nazione, in una lunga intervista dove la Pivetti spiega la sua versione.
IRENE PIVETTI: “MASCHERINE REGOLARI, NORME RISPETTATE”
Per la Procura di Savona rischierebbero di esserci centinaia di vittime inconsapevoli, in quanto le mascherine della Pivetti non servirebbero a nulla. La sua azienda, Only Italia, è finita al centro di polveroni giudiziari a Roma, Siracusa e Savona (oltre che contenzioso amministrativo con la Regione Toscana). Estar, la centrale acquisti della sanità toscana, aveva stipulato un contratto da 500mila euro per 150mila mascherine Ffp2 senza valvola. I Dpi sono arrivati, ma la Regione Toscana li ha bloccati ritenendo che non rispondessero ai criteri richiesti. Quindi, non ha pagato le mascherine, che tiene in magazzino. “Mi preme sottolineare che le mascherine che abbiamo importato sono ottime, mi piange il cuore pensando che non sono state utilizzate in questo periodo di piena emergenza”, ha commentato amareggiata sempre ai microfoni de La Nazione. E ha sottolineato di non averci guadagnato nulla. “Non abbiamo fatto altro che rispettare le norme del decreto legge 34 del 2 marzo – ha continuato – è prevalsa un’interpretazione restrittiva delle norme, ma la legge è stata rispettata. Gli standard ai quali le nostre mascherine rispondono in pieno sono quelli applicati in tutta Europa”.