L’onorevole Irene Pivetti è intervenuta in esclusiva a Lombardia Nera, nella puntata dello scorso martedì. Secondo quanto si legge sui giornali, la Pivetti rischierebbe il processo. L’ex presidente della Camera è accusata di evasione fiscale e autoriciclaggio. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta che vede coinvolte altre sei persone. Al centro delle accuse, una serie di operazioni commerciali considerate sospette, tra cui la compravendita di tre Ferrari che sarebbero servite per riutilizzare soldi sottratti al Fisco.
Dopo aver parlato a lungo nei giorni scorsi con il pm, Irene Pivetti ha chiarito la sua posizione anche alla trasmissione di Antenna 3: “Sono accuse dolorosissime perchè ho sempre servito lo Stato finchè ho avuto un ruolo istituzionale e quando ho cessato di averlo ho continuato a servire lo Stato da cittadina rispettandone le regole”. L’onorevole Irene Pivetti ha confermato di essersi sottoposta a sette ore di interrogatorio, “anche qualcosa in più e per quanto mi riguarda sarebbe potuto andare avanti perchè di cose da dire ce ne sarebbero parecchie”, ha aggiunto. Sulla possibilità che possa essere rimandata a giudizio, ha commentato: “sta abbastanza all’ordine delle cose, penso che fosse nelle intenzioni del pm sin dall’inizio. L’intenzione dell’accusa è mirata alla costruzione di un castello di carte complicato”.
Irene Pivetti rompe il silenzio dopo la richiesta di rinvio a giudizio
In merito alle tre Ferrari che Isolani pare volesse far sparire al Fisco, secondo l’accusa Irene Pivetti si sarebbe impegnata a rivederle alla Cina senza però che arrivassero mai. Le auto sarebbero rimaste nelle disponibilità di Isolani che le avrebbe vendute altrove. “Questa è la costruzione del pm che monta due storie contigue ma che non sono la stessa storia”, ha precisato la Pivetti. L’onorevole ha spiegato di essere entrata in contatto con un cliente cinese molto facoltoso interessato a costruire una struttura anche commerciale piena di auto di lusso: “Io gli ho offerto, costruendogli un progetto poi perfettamente realizzato”, ha spiegato.
Il tema di Isolani come interviene? “Non avevo alcun rapporto con lui se non che sapevo che lui aveva delle auto che avrei potuto acquistare”. Ma cosa c’entra dunque la Pivetti con queste auto? “Il 98% delle vicenda Isolani l’ho appresa dalle carte del pm”, ha precisato, insistendo, “perchè avrei dovuto aiutare un signore che non conosco ad evadere il Fisco, circostanze di cui io sono all’oscuro?”.
Chiarezza sulla sua posizione
La Pivetti ha spiegato ulteriormente la sua posizione: “Io ho venduto una serie di servizi ad un cliente che ha pagato consenziente e contento la mia attività sia commerciale che di consulenza. Io vendo servizi, non beni”. Al centro della vicenda c’è anche il marchio Isolani venduto per 1,2 milioni ma che a detta della Pivetti ne valeva 40mila euro. “Questa è una cosa che pretendo venga chiarita in aula”, ha aggiunto la Pivetti prima di svelare un aspetto inedito: “Non penso che qualcuno possa avercela con me. E’ vero che all’origine di questa indagine, questa è una cosa che pretendo venga chiarita, c’è una vergognosa campagna diffamatoria di lettere anonime che mi hanno attaccato. Voglio che mi spieghino chi le ha scritte”.
A suo dire, avrebbero iniziato a porre l’attenzione su di lei in quanto un anonimo “ha scritto una sequenza di lettere che mi accusava di una serie di azioni che sono quelle per le quali sono indagata”. In merito alla vicenda delle mascherine, infine, ha chiosato: “E’ ancora in istruttoria, è ancora sospesa. Sono stati fatti diversi approfondimenti, ho fatto diversi ricorsi. Prima o poi dovranno chiuderle le indagini ma lì è un altro capitolo”. Tutte queste vicende, ha infine aggiunto, “hanno drasticamente cambiato la mia vita perché hanno azzerato la mia attività professionale e per molti mesi sono stati un gravissimo lutto da elaborare”, ha aggiunto. “Ha ammesso alla durissima prova la mia famiglia, ma la Provvidenza esiste”.