Con una nota arrivataci in redazione nella serata di domenica, Irene Pivetti torna sul caso delle mascherine da lei acquistate e sequestrate prima di poter giungere a destinazione per l’acquisto libero in Italia: «Nelle ultime settimane si è andata affermando una interpretazione restrittiva dell’ordinanza originaria della Protezione Civile (recepita poi dal Decreto Legge 2 marzo 2020 art 34, comma 2), che aveva espressamente stabilito, per il periodo dell’emergenza, la possibilità di importare, distribuire e vendere dispositivi di protezione individuale anche non europei, purché di valore analogo. La nuova interpretazione impone invece una conformità agli standard europei. La partita si gioca tutta qui: “analogia” o “conformità”», scrive l’ex Presidente della Camera, impegnata a continuare il suo lavoro per offrire il contributo alla comunità in un momento di grave crisi sanitaria e mancanza spesso di dispostivi per tutti i cittadini. Sempre la Pivetti spiega poi che il 3 aprile scorso c’è stato un sequestro della Guardia di Finanza di 160.000 mascherine «contro cui abbiamo faremo ricorso, facendo presente questa questione, insieme ad altri dettagli importanti, compreso il fatto che una parte delle mascherine sequestrate sono comunque state approvate dall’Istituto Superiore di Sanità, come richiede lo stesso decreto nel comma successivo. E stiamo fornendo all’INAIL la documentazione integrativa che ci è stata richiesta».



Su questo sequestro è stato poi preso spunto un articolo uscito negli scorsi giorni da cui si è generato l’intero “caso mediatico” e che secondo Irene Pivetti «ha distorto le notizie, infangando il mio nome. Ho dato mandato ai legali della mia società, e al mio personale, per difendere l’onorabilità del mio nome, e del mio marchio». Infine, la Pivetti resta comunque impegnata a concludere il proprio lavoro al miglior modo possibile «anche perché il resto della fornitura di mascherine è già stato acquistata, e prenotato il ponte aereo per consegnarla. Sono una persona di parola, porto a termine gli impegni che prendo». (agg. di Niccolò Magnani)



CHEF RUBIO VS PIVETTI: “MORTACCI TUA”

La notizia del sequestro di migliaia di mascherine ffp2 importate dalla Cina ma prive di marchio di conformità CE con il coinvolgimento di Irene Pivetti ha fatto rapidamente il giro dei social, scatenando non poche reazioni. Nonostante la difesa dell’ex presidente della Camera, che ha spiegato che proprio per quelle mascherine – sulle quali è ora in corso l’indagine della Procura di Savona per frode in commercio – aveva stipulato con la sua società (la Only logistics Italia) un regolare contratto con la Protezione civile, non sono mancate le dure critiche sui social da parte di gente nota e non solo. Chef Rubio è tra coloro che ha commentato la notizia condividendo le sue parole rese al Corriere della Sera, semplicemente con un coloratissimo “Mortaccitua” su Twitter. Non sono mancati poi i commenti da parte di chi ha ribadito la sua provenienza politica: “Mascherine cinesi importate da Irene #Pivetti, sequestro milionario. Una leghista è per sempre, anche anni dopo l’espulsione dal partito”, scrive un utente su Twitter. Ed ancora, “Mascherine cinesi importate da Irene Pivetti, sequestro milionario. #IrenePivetti la Lega, una garanzia”, “I leghisti quando fanno le cazz*te … non hanno mai colpe! La colpa sempre di altri! Spero solo che i soldi siamo stati i suoi! Poteva donare in euro invece di comprare le mascherine! Avrà comprato quelle che costavano meno”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

“HO RISPETTATO TUTTO MA…”

Continuano le indagini da parte della Procura di Savona per far luce sul produttore ed sui primi distributori di migliaia di mascherine Ffp2 in arrivo dalla Cina e sequestrate dalla guardia di finanza, attualmente bloccate al terminal 2 dell’aeroporto Malpensa. La società che distribuirebbe in Italia le mascherine con marchio CE contraffatto sarebbe proprio la Only logistic, di cui Irene Pivetti è amministratrice unica. “Io ho rispettato tutto, e quell’operazione era pure in leggera perdita per me”, ha dichiarato l’ex presidente della Camera intervistata sulla vicenda dal Corriere della Sera. Al fine di limitare rischi di truffe, la struttura commissariale del governo per l’emergenza, guidata da Domenico Arcuri aveva previsto norme molto rigide ed oggi le forniture di mascherine vengono pagate alla consegna. Il contratto della società della Pivetti, di contro, prevedeva il 60% di pagamento anticipato e il 40% alla consegna. In merito la stessa ha spiegato: “Il contratto con la mia società era stato firmato con la Protezione civile: le regole erano quelle, poi sono cambiate”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

SEQUESTRO DI MIGLIAIA DI MASCHERINE, COSA È SUCCESSO

Sequestro di mascherine non a norma per un valore di 30 milioni di euro: la Guardia di Finanza è intervenuta e di mezzo ci è finita Irene Pivetti, la ex presidente della Camera dei Deputati che denuncia un cambiamento di regole in corso d’opera e di essere stata colpita a causa della sua celebrità. Irene Pivetti aveva firmato un regolare contratto con la Protezione Civile e si era dedicata all’importazione di mascherine dalla Cina, quando il Coronavirus ha incominciato a imperversare più in Italia che nel Paese asiatico.

Alcuni farmacisti però le vendevano con una maggiorazione del prezzo pari al +250% ed è di conseguenza intervenuta la Guardia di Finanza, che contesta la mancanza della certificazione richiesta. Dentro scatoloni marroni ammucchiati in un hangar del Terminal 2 dell’aeroporto di Malpensa ci sono dunque centinaia di migliaia di mascherine di tipo FFp2 che l’Italia ha comprato ma che non può toccare.

Vengono dalla Cina, sono prive di certificazione e sono sotto sequestro per ordine della procura di Savona. Le ha importate la Only Logistics Italia srl, la società di cui è amministratrice unica l’ex presidente della Camera Irene Pivetti. Tutto inizia ai primi di aprile, quando nel Savonese vengono denunciati i proprietari senza scrupoli di alcune farmacie, che vendevano mascherine di protezione a prezzi esorbitanti.

MASCHERINE SEQUESTRATE: IRENE PIVETTI SPIEGA

La procura affida le indagini alla Guardia di Finanza, che inizia a risalire la filiera di questa fornitura. Si arriva così all’hangar di Malpensa, dove sono custodite appunto migliaia di mascherine Fpp2. Il carico viene sequestrato su disposizione della procura di Savona, che contesta l’assenza del marchio di certificazione.

Le mascherine sono state importate dalla Cina appunto dalla Only logistics Italia srl di Irene Pivetti, che dopo l’avventura politica (più giovane presidente della Camera di sempre) ha iniziato a fare l’imprenditrice stabilendo una solida di rete di relazioni con l’estremo oriente. Nei giorni più tragici del Coronavirus, con le mascherine di protezione quasi introvabili, la Protezione civile firma con la società di Pivetti un contratto per la fornitura di 15 milioni di mascherine, al prezzo complessivo di 30 milioni di euro.

Una buona parte di queste sono però ora ferme, sequestrate a Malpensa. Irene Pivetti ha spiegato al Corriere della Sera: “La mia società ha iniziato a importare questa partita sulla base della legislazione prevista dal decreto legge del 2 marzo, che poi è stata recepita in senso assai restrittivo nel Cura Italia. Noi abbiamo rispettato quanto previsto dal contratto con la Protezione civile, soltanto che poi le regole sono cambiate in corsa, affidando all’Inail la competenza di certificare i dispositivi di protezione”.

CASO MASCHERINE: LA DELUSIONE DI PIVETTI

L’amarezza di Irene Pivetti va anche oltre la vicenda delle mascherine: “Si pensa che una persona che venti anni fa ha fatto politica non possa fare l’imprenditrice: sono stata colpita per il mio cognome. Ma nel mio lavoro ho profuso anni di impegno e sacrifici. Sono 10 anni che lavoro con la Cina: abbiamo grandi uffici e ampi spazi commerciali, un business poi strozzato dal Coronavirus. Grazie a queste relazioni ho pensato che avrei potuto dare una mano al mio Paese: che deficiente sono stata, ma lo rifarei”.

La struttura commissariale del governo per l’emegenza prevede ora norme rigide per limitare i rischi di truffe: le forniture di mascherine vengono pagate alla consegna. Il contratto della società di Pivetti prevedeva invece il 60% di pagamento anticipato e il 40% alla consegna: “Il contratto con la mia società era stato firmato con la Protezione civile: le regole erano quelle, poi sono cambiate. Io ho rispettato tutto, e quell’operazione era pure in leggera perdita per me”, spiega l’ex presidente.

L’intesa stipulata tra la Only logistics Italia srl e la Protezione civile prevedeva anche che la società di Pivetti potesse vendere autonomamente a privati quelle mascherine, acquistate dalle farmacie che, applicando rincari esorbitanti, hanno fatto scattare il sequestro.