In Irlanda, un disegno di legge intende proteggere dall’hate speech coloro che hanno “identità di genere”, comprese le persone transgender o “generi diversi da quello maschile o femminile”. Lo stesso disegno di legge punirebbe quindi chi protesta per vietare alle donne transgender l’accesso ai bagni e agli spazi femminili, come i centri antiviolenza.
I sostenitori del disegno di legge contro l’hate speech (letteralmente: discorso d’odio) affermano che l’Irlanda deve aggiornare le sue tutele per adeguarsi all’evoluzione della società e dei social media, come si legge sul Telegraph. Questa proposta di legge è stata introdotta nel 2022 dal ministro della Giustizia Helen McEntee e già l’anno scorso aveva calamitato l’interesse di tutto il mondo, a partire da Donald Trump Jr che l’aveva definita “folle” ed Elon Musk “molto preoccupante”. Si prevede che diventi legge entro la fine dell’anno e prevede che i reati esistenti, quali l’aggressione o il danneggiamento, ricevano pene più elevate se aggravati dall'”odio”. La legge criminalizzerà anche il possesso di materiale destinato a essere condiviso che potrebbe incitare all’odio verso persone con “caratteristiche protette”. Tuttavia, sono in molto a definirla una legge “orwelliana” che minaccerà seriamente la libertà di parola in Irlanda.
Irlanda punirà l’hate speech, ma non definisce cos’è l’odio: “chiunque sarà colpevole”
Discutendo al Senato il disegno di legge contro l’hate speech, la senatrice del Partito Verde irlandese Pauline O’Reilly ha affermato che è giusto limitare la libertà di parola per proteggere le persone vulnerabili dal “disagio” in quanto “se le opinioni di una persona sull’identità altrui rendono la sua vita insicura e insicura, e le causano un disagio così profondo da non poter vivere in pace, il nostro compito di legislatori è quello di limitare queste libertà per il bene comune“. Aggiungendo che “non si può fare e dire tutto ciò che si vuole nella nostra società“.
Tuttavia il senatore indipendente Ronan Mullen ha domandato se “portare un cartello con scritto ‘Gli uomini non possono allattare’ giustificherà un’indagine per linguaggio d’odio o fino a cinque anni di reclusione, un’etichetta a vita come odiatore criminale e tutte le stigmatizzazioni e limitazioni di vita che ne derivano“. Helen Joyce, ex giornalista dell’Economist e direttrice della campagna Sex Matters, su Twitter ha sottolineato che “quando un crimine non ha una definizione, chiunque può essere ritenuto colpevole. Ed è quello che succederà se questo disegno di legge diventerà legge, perché criminalizza l”odio’ senza definirlo“.