Gli irlandesi oltre al voto europeo hanno trovato alle urne elettorali anche tre schede referendarie. La prima riguardava il sì o il no all’aumento da parte del governo a misure per la difesa dell’ambiente. Sull’onda emotiva del movimento ambientalista promosso dalla giovane attivista svedese, il sì per maggiori misure di difesa ambientale ha ottenuto oltre il 90% dei voti, una vittoria quasi totale. Il secondo voto riguardava una nuova legge sul divorzio, principalmente la riduzione dei tempi di attesa per ottenere la separazione legale. Il divorzio è già riconosciuto in Irlanda, ma l’attuale legge prevede 4 anni di attesa e di convivenza prima di accedere alla separazione, nel tentativo di vedere se la coppia potesse riconciliarsi. L’87% degli irlandesi ha votato per la riduzione a due anni per ottenere il divorzio, battaglia che i cattolici hanno considerato perdente tanto che non c’è stato alcun movimento che invitasse a votare il no, la campagna è stata completamente ignorata nell’ambito di una Irlanda che dopo il sì ai matrimoni gay e all’aborto, non è che una pallida ombra del paese a maggioranza cattolica che era fino a poco tempo fa.



ELEZIONI NAZIONALI

Infine una richiesta puramente teorica, cioè quanti irlandesi sarebbero d’accordo per un referendum che chieda si o no a una Irlanda unica e unita, comprendente cioè anche l’Irlanda del Nord oggi parte del regno inglese. E’ aumentata la percentuale di quanti desiderano una Irlanda unita, in quanto i sì a un ipotetico referendum ha raggiunto il 65% delle preferenze. Il 15% non ha risposto al quesito mentre il 19% si è detta contraria. Infine le elezioni nazionali, anche queste in concomitanza con il voto europeo: ottimo risultato dei verdi che sfiorano il 10%. Il Fianna Fáil – The Republican Party. da sempre il maggior partito del paese, guida il voto con il 23%, un risultato scarso tanto che i verdi hanno conquistato il oro seggio a Dublino. I cattolici del Fine Gael seguono a una incollatura con il 22% dei voti. Il partito indipendentista Sinn Féin è indietro al 12%.

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