Arrivano nuove conferme sul più volte citato – da vari esponenti del governo meloniano – taglio delle aliquote Irpef a favore del cosiddetto ceto medio che ora include tutti i contribuenti con redditi tra 28mila e 50mila euro: l’ipotesi (perché per ora non sono ancora emersi dettagli specifici) è che si allargherà la platea del secondo scaglione con una conferma dell’attuale sistema a tre; ma resta da sciogliere il sempre pressante ed onnipresente nodo dei fondi. Prima di parlare di fondi, vale la pena tornare un attimo indietro e chiamare in causa il Ministro Maurizio Leo che proprio oggi ai microfoni di Sky Tg24 ha nuovamente confermato che il governo e il suo dicastero stanno proseguendo “sulla strada della rivisitazione delle aliquote Irpef”.



Il punto fondamentale – e sicuramente apprezzato dai contribuenti – è che l’anno prossimo quasi certamente verrà riconfermata la misura a favore dei redditi bassi che ad inizio anno ha ridotto da quattro a tre gli scaglioni Irpef: il 23% a carico di chi guadagna meno di 28mila euro; il 35% per chi ha un reddito fino ai 50mila e il 43% per chi supera quella cifra. “Stiamo lavorando per mantenere le tre aliquote – promette Leo a Sky Tg24 – per favorire i redditi medio-bassi, e poi vedremo il risultato che avremo dal concordato preventivo biennale“. 



Cosa cambierà con il nuovo sistema Irpef: tutte le ipotesi per il ceto medio e i redditi fino a 60mila euro

Insomma, il futuro dell’Irpef dipenderà in larga parte (ma ve ne avevamo già parlato su queste pagine, sempre riferendoci al ministro Leo) dagli introiti derivanti dal concordato: una misura introdotta a favore delle Partite Iva che consiste nel pagamento di un’imposta decisa dal Fisco in cambio di un azzeramento dei controlli da parte dell’Agenzia per almeno due anni. Le stime vorrebbero che con il concordato lo Stato riuscirà ad ottenere qualcosa come 31 miliardi di euro – pari al valore stimato dell’evasione tra le Partite Iva -, utili sicuramente per finanziare il secondo taglio delle aliquote Irpef e soprattutto le nuove tutele a favore del ceto medio. 



Ma cosa cambierà con il nuovo sistema? È sicuramente presto per dirlo, ma secondo Leo il punto più importante è che “chi ha redditi di 50-60 mila euro non può essere considerato un super ricco“: l’ipotesi è che chi dichiara meno di 60mila euro di reddito potrebbe rientrare nell’aliquota Irpef al 35%; mentre non sembra che ci saranno sostanziali differenze per il primo e l’ultimo scaglione. Tutto – lo ripetiamo – dipenderà dall’efficacia del concordato preventivo e dalla sua capacità di limitare l’evasione fiscale.