La signora Isabella, mamma di Emanuele Scieri, il parà ucciso 21 anni fa nella caserma “Gamerra” di Pisa, non riesce ancora a capacitarsi di quanto avvenuto. Ne ha parlato quest’oggi a “La Vita in Diretta”, dichiarando: “Non ho mai creduto all’ipotesi di suicidio, avevo sentito Emanuele la sera stessa della morte. Era arrivato quel venerdì 13 da Scandicci a Pisa e noi eravamo ansiosi di aver sue notizie. Telefonò verso le 20.30, era abbastanza tranquillo. Si trovava in piazza dei Miracoli. Mi disse ‘Mamma, indovina dove sono?‘”. Quelle furono le sue ultime parole, quella fu l’ultima telefonata ai suoi genitori prima di morire. Un decesso che ha letteralmente tolto il sonno al padre e alla madre del giovane: “Pensavo sempre ai momenti in cui Emanuele si è scontrato con questi caporali – ha asserito la signora Isabella –. Con la sua empatia non era riuscito a fermare la loro violenza, la loro volontà di aggressione. Questa è una cosa che mi ha sempre tormentato, perché Lele era sempre stato capace di creare rapporti positivi con tutti“.
ISABELLA, MAMMA DI EMANUELE SCIERI: “UNA VIA IN SUO ONORE A SIRACUSA? CI FAREBBE PIACERE”
Nei giorni scorsi si è sparsa la notizia della possibilità di intitolare una via al giovane parà in quel di Siracusa. “Questo mi dà tanta forza, dal momento che Emanuele è sempre vivo nel cuore degli amici, nella città che tanto amava. Ci farebbe piacere se ciò accadesse, perché rappresenterebbe un eterno monito nei confronti degli episodi di nonnismo e bullismo”. Leggere il suo nome lungo quella carreggiata ricorderebbe inoltre a tutti la personalità di Emanuele Scieri, un ragazzo vitale, estroverso, con moltissimi amici. “Era un grande animatore, era sempre disponibile per gli altri. Lui c’era sempre. Era la nostra speranza anche in casa”, ha commentato la mamma. La donna ha infine ripercorso i momenti di sconforto e di disperazione vissuti da lei, dal marito e anche dall’altro figlio della coppia, Francesco, che avverte ancor oggi la sua mancanza. “È stato difficilissimo convivere con questo dolore e con questa ansia. Ci sono stati accanto gli amici di Lele, che hanno combattuto con noi questa battaglia, senza mai fermarsi”.