Già duemila anni or sono, circa, san Matteo, uno dei dodici apostoli di Gesù, nato a Cafarnao tra il 4 e il 2 a.C. e morto in Etiopia a 74 anni, forniva le indicazioni tecniche per evitare disastri come quello avvenuto nei giorni scorsi ad Ischia e come accade continuamente in tante altre parti del mondo.
“Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande”. (Mt 7,24-27)
In questo ultimo anno della mia vita, in qualità di geografo e di geografo curioso, ho provato il desiderio di conoscere il significato della Terra, in quanto materia corporea, attraverso la filosofia medievale. Mi sono domandato, infatti, in base a quali criteri, inerenti la materia costitutiva del pianeta, si fosse sviluppata all’origine dei tempi la presenza e la distribuzione dell’essere umano, animale e vegetale.
A seguito di un dialogo con un’amica filosofa, ho ricevuto degli accenni interessanti sul problema che mi stava a cuore e l’indicazione di rivolgermi a docenti dell’Università di Padova per ottenere conoscenze più approfondite. È così che ho potuto incontrare alcuni professori dell’ateneo padovano, che mi hanno suggerito di avventurarmi nella loro attività di ricerca su “Il concetto di materia in Agostino”.
Infatti, anche nel caso di Ischia, il fenomeno che si è verificato nei giorni scorsi è una fenomenologia contenente l’evoluzione della materia, la terra, il fango ed i materiali lapidei di varie dimensioni, che, sovraccaricati dalla quantità, dalla intensità e persistenza della pioggia, hanno innescato una sorta di scivolamento dello strato superficiale del terreno su un versante piuttosto acclive.
Che relazione esiste tra il concetto di materia in Agostino e l’evento calamitoso accaduto ad Ischia? La relazione sta proprio nel concetto di materia, che gli scienziati affrontano accuratamente sotto gli aspetti geologici e geomorfologici, valutandone la sua esatta localizzazione, la sua capacità di assorbimento dell’acqua piovana, la sua fecondità sotto il profilo della sostanza organica contenuta, conoscenze ancora poco diffuse tra la maggior parte della popolazione che vive sulla superficie terrestre e scarsamente considerate in ambito politico e amministrativo, nonostante l’esistenza di leggi specifiche pertinenti la difesa del suolo e la regimazione delle acque. Per cui, noi viviamo sulla Terra, amiamo la bellezza dei suoi paesaggi e pensiamo che abitarla sia una giusta e degna ambizione per fruirne quotidianamente senza particolari problemi.
E così, nel tempo, abbiamo dimenticato la dimensione religiosa dell’essere “viventi” in un contesto di fattori e di elementi creati non in modo casuale, ma dalla volontà di intervenire nell’evoluzione dell’Universo in funzione di un destino misterioso.
Questa dimenticanza ha sviluppato tra gli esseri umani un continuo e progressivo desiderio di possesso della materia e di tutto ciò che contiene: sostanza, massa, energia, fluidità, bellezza.
Ma tutto ciò che contiene la materia è, all’origine, un atto creativo, ossia una sapienza incorporea dell’essere corporeo, come sostiene Agostino.
La considerazione che ne deriva è che occorre, per rendere sostenibile la vita dell’umanità, un atto sostanziale di interpretazione del reale, ovvero è necessario seguire il metodo di osservazione dei fattori che costituiscono la realtà, metterli in relazione e in interdipendenza tra loro, senza dimenticare la radice originaria che è affacciata sullo scenario ambientale.
Gli eventi sull’isola di Ischia mettono in luce, ancora una volta, la necessità di attribuire un valore fondamentale alla ricerca scientifica, che rappresenta nel mondo la modalità più corretta ed interessante per intervenire su tutte le problematiche che insistono sulla struttura della vita di ogni essere umano e non solo.
Le leggi che regolano l’ambiente sono svelate un po’ alla volta dalla scienza, ma tutto ciò che accade all’essere umano, per volontà propria o di altri, necessita di un significato della complessità del vivere, costruisce certamente la storia, le evoluzioni, le accelerazioni o le mutazioni del pensiero attraverso le quali è costretto, sì proprio obbligato, per avere una visione del mondo, non secondo lo sguardo distratto degli occhi, ma con una tensione alla totalità del conoscere, cioè dell’essere, in tutte le sue estensioni, almeno quelle note fino ad ora.
Certamente noi non abbiamo creato l’Universo, ma ognuno di noi vi appartiene, al di là della propria volontà, non in modo incerto o pressapochistico, ma con tutte le singolarità di azione e di pensiero che permeano ogni attimo del nostro respiro. Sono i nostri gesti, i nostri occhi, il “cammino dello sguardo” a colmare di significato tutto ciò che ci circonda e a cui apparteniamo, secondo un misterioso disegno nel quale ci muoviamo ed esistiamo, che scaturisce dall’atto creativo originale insieme alla forma conferitale dal Creatore.
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