A pochi giorni dalla tragedia di Ischia, giornali e social dedicano la maggior parte del loro spazio all’abusivismo edilizio, che sarebbe stata la causa di quanto accaduto. Quello dello sfruttamento urbanistico è un problema che riguarda tutta l’Italia, un paese geologicamente molto fragile. Nel caso in questione, ci ha spiegato in questa intervista Gaetano Sammartino, presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale Sezione Campania, “il versante della montagna crollato, già interessato nel 1910 e nel 2009 da episodi analoghi, doveva essere lasciato totalmente libero da qualunque tipo di costruzione, perché geologicamente e morfologicamente a rischio.



Un problema che riguarda tutta l’Italia, sottoposta a una urbanizzazione eccessiva e spesso sconsiderata”. Quindi in Italia non si può vivere tranquilli da nessuna parte? “Si possono pensare apposite strategie di sicurezza” ci ha detto ancora Sammartino.

Si sta dando molto spazio all’abusivismo edilizio come causa principale delle tragedia. Ma non va considerato il fatto che Ischia è un’isola vulcanica? In una intervista un costruttore, che ammette di aver operato senza controllo delle autorità, incolpa proprio il crollo della cima della montagna: “una cosa del genere non c’entra niente con le case abusive” ha detto. È così?



C’è una sorta di incompatibilità fra le due cose. Parlare di “montagna” intanto non è corretto, tecnicamente bisognerebbe parlare di versante. Quel versante dell’Epomeo in particolare ha una pendenza abbastanza accentuata, costituita da un substrato di origine lavica e da una copertura di roccia piroclastica (flusso di materiale magmatico e gas ad alte temperature che scende dai fianchi di un vulcano e si consolida con il tempo, nda). La stratificazione di questo tipo ci dice che il terreno non ha un equilibrio ottimale. Di conseguenza, quando arrivano precipitazioni così elevate nello spazio di poche ore, questa massa di copertura, che è incoerente dal punto di vista fisico e meccanico, si scioglie, perché si rompe quel poco di coesione e quindi precipita a valle attraverso queste colate, che inglobano anche massi di grandi dimensioni e tutto quello che trovano sul loro cammino.



Comprese anche le eventuali costruzioni e abitazioni.

Sì. Ci troviamo in un versante che di per sé è pericoloso e molto vulnerabile. Se andiamo a costruirvi su è ovvio che dalla pericolosità passiamo al rischio. Se non ci fossero state le case, non ci sarebbero stati morti. È un versante che va lasciato al suo stato geologico, personalmente non ci andrei a vivere. Non si possono costruire case su questo tipo di terreno, le due cose non possono coesistere.

C’è però anche l’eccezionalità della precipitazione: sono secoli che la gente vive in questa isola, ma tanta pioggia in poche ore è un evento eccezionale. Quanto pesano i cambiamenti climatici in quel che è successo?

Non è corretto parlare di cambiamento climatico, il clima è già cambiato, siamo soggetti a questo tipo di fenomeni. I cumuli di nembi che si trovano in atmosfera si concentrano in masse voluminose e precipitano su aree molto ristrette, creando una perturbazione sul suolo. Queste masse che precipitano non trovano più il terreno permeabile, ma lo trovano urbanizzato, con un sistema drenante che non funziona più. Quindi andiamo ad accelerare il danno.

Per cui il problema alla fine è l’eccessiva urbanizzazione?

Questo versante già nel 1910 era stato interessato da una frana in condizioni climatiche non estreme come quelle di oggi e con una urbanizzazione inferiore. Possiamo immaginarci oggi le conseguenze, anzi le abbiamo viste proprio nei giorni scorsi. Anche nel 2009 lo stesso versante fu interessato da un fenomeno analogo. Quella di adesso è stata una replica con conseguenze molto più gravi.

Il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, ha detto che “più del 94% dei nostri comuni è soggetto a frane, l’Italia è un paese fragile”. Siamo tutti in pericolo? Gli abitanti di Catania ai piedi dell’Etna e quelli di Napoli che vivono sulle pendici del Vesuvio cosa rischiano?

L’Italia è un territorio geologicamente molto giovane, soggetto a questo tipo di problematiche legate alla sismicità, alla vulcanologia, alle frane. Catania e Napoli, va precisato, sono a rischio vulcanico, cosa che, contrariamente alle alluvioni che succedono per lo più all’improvviso, permette di cogliere in anticipo i segni di un evento e quindi di mettere in salvo la popolazione.

E con le alluvioni?

La stessa cosa non è possibile con le alluvioni. Personalmente propongo una soluzione: cercare di adottare una sistema di allarme intelligente come il monitoraggio.

Ci spieghi.

A Ischia sono piovuti 126 millimetri di pioggia nell’arco di 6 ore con una forte concentrazione di pioggia nell’ultima ora. Se si stabilisce che raggiunti gli 80 millimetri di pioggia si lancia l’allarme evacuazione, si ha circa un’ora, un’ora e mezza per evacuare la popolazione.

Che cosa fare adesso? L’urbanizzazione sul nostro territorio è troppo estrema per pensare a possibili rimedi?

Purtroppo da questo punto di vista siamo messi abbastanza male. Il territorio è fortemente edificato e abbiamo impermeabilizzato dappertutto. Tempo fa era stata presentata una legge sul consumo di suolo che non è mai stata approvata. Oggi i dati ci dicono che si consuma un metro quadro al secondo di terreno. Questa è la situazione. Bisogna impegnarsi a recuperare il suolo.

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