E’ iniziato il processo nei confronti di due egiziani che erano stati arrestati lo scorso ottobre e che sono accusati di essere affiliati all’Isis. Di preciso, come scrive Libero: “Una consapevole e deliberata attività di proselitismo via social a favore dell’Isis”. Alla sbarra, con rito immediato, troviamo Alaa Rafael, 44enne egiziano con cittadinanza italiana e Mohamed Nosair, 50enne egiziano con permesso di soggiorno. I due erano stati arrestati lo scorso 17 ottobre per associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere su gruppi online, ma anche finanziamenti per donne vedove di combattenti jihadisti. Il Gip di Milano Fabrizio Felice, ha accolto la richiesta del pubblico ministro, Alessandro Gobbis, a seguito di una inchiesta che è stata realizzata dalla Digos in collaborazione con la Polizia Postale, coordinata da Marcello Vila il procuratore.



Dopo l’arresto di ottobre, come da prassi, era intervenuto il tribunale del Riesame che aveva confermato l’incarcerazione a novembre. Inoltre, come precisa Libero, uno dei due ha fatto ricorso in Cassazione, respinto. La prossima udienza si terrà il 29 maggio, come detto sopra con rito immediato, anche se i due imputati possono ancora chiedere il rito abbreviato che gli consente di ottenere un terzo di sconto di pena.



ISIS, A PROCESSO 2 EGIZIANI ARRESTATI A MILANO: ECCO COSA SCRIVEVANO

In ogni caso il giudice delle indagini preliminari ha spiegato che i due hanno mostrato “aperto sostegno all’Isis, veicolato dalla detenzione e dalla condivisione del materiale propagandistico”. Entrambi rimandano al mittente le accuse precisando di avere solo delle simpatie per l’Isis quando lo Stato Islamico combatteva in Siria e in Iraq, ma che non sarebbero mai entrati veramente in azione.

Secondo gli avvocati di entrambi si trattava quindi di “proclami sterili”, semplici parole. Libero ricorda però come nelle loro chat siano stati rintracciati dei messaggi di tutt’altro tenore, come ad esempio “Sparare con un’arma da fuoco ti fa avere un cuore di ferro”, parole che secondo chi indaga avevano “Toni violenti e aggressivi” ma anche “minacci e insulti” nei confronti degli ebrei.