Amin Al Hai, profugo palestinese di 39 anni, di origini saudite, ritenuto affiliato all’Isis ed arrestato dalla Digos di Cagliari un anno fa, ieri è stato rinviato a giudizio con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’uomo, giunto in Sardegna dai campi allestiti in Libano, sarebbe un aderente al cosiddetto “Stato Islamico”, l’associazione terroristica Isis che negli ultimi dieci anni ha seminato terrore e morte in Medio Oriente ed Europa. Stando a quanto riferito da Unione Sarda, l’uomo si era stabilito con la moglie a Macomer e secondo quanto emerso dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia della procura di Cagliari, stava lavorando ad un piano che prevedeva come fine ultimo l’avvelenamento delle acque del posto tramite sversamento nelle conduttore, nelle false acquifere e negli acquedotti e serbatoi di Macomer della ricina. In tal modo la sostanza tossica avrebbe raggiunto le abitazioni e provocato la morte della popolazione per asfissia o per vomito, a seconda del modo in cui sarebbero venuti a contatto. Nei programmi alternativi del 39enne affiliato all’Isis, anche l’antrace o dei potenti pesticidi.



ISIS, AFFILIATO A PROCESSO IN SARDEGNA: L’ARRESTO UN ANNO FA

Il quadro criminale choc avanzato dagli inquirenti a carico del 39enne sarebbe tuttavia caduto davanti ai giudici che lo hanno considerato solo come un semplice “atto preparatorio”. Tuttavia, è stata confermata la sua affiliazione all’organizzazione terroristica Isis e ad incastrarlo sarebbero state alcune intercettazioni. Ora spetterà alla corte d’Assise di Cagliari valutare le accuse a carico del 39enne nell’ambito di un processo pubblico che vedrà l’imputato in prima linea, difeso dall’avvocatessa Angela Luisa Barria. Nei prossimi giorni conoscerà anche la data della prima udienza. L’arresto era scattato al termine delle indagini lampo condotte in seguito ad una segnalazione dell’Interpol nel settembre 2018 sulla presenza di un uomo pericoloso in Sardegna. Quindi la Digos aveva messo sotto controllo l’uomo e nell’arco di due mesi erano state raccolte prove sufficienti a chiederne l’arresto. Attualmente si trova nel carcere di Bancali (Sassari), in attesa di conoscere la data di inizio del processo a suo carico.

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