Alice Brignoli, la donna italiana che nel 2015 con il marito marocchino e i loro tre figli era fuggita in Siria per unirsi all’esercito del Califfato, è stata arrestata dopo lunghe ricerche in un campo di detenzione in Siria, dove sono radunati migliaia di ex militanti dell’Isis, spesso con le loro famiglie. Era stata la madre a denunciarne la scomparsa. Alice Brignoli nel 2008 aveva sposato Mohamed Koraichi, che poco tempo dopo il matrimonio aveva mostrato segnali evidenti di radicalizzazione, frequentando la famigerata moschea di Viale Jenner a Milano, nota per essere stata centro di reclutamento e iniziazione all’estremismo islamico. Lei stessa ha dichiarato alle autorità italiane che il marito l’aveva convinta a indossare l’hijab e a prospettarle l’arruolamento nel Daesh, cosa che poi li aveva portati a fuggire in Siria, nel periodo in cui migliaia di europei facevano lo stesso per entrare a far parte dello Stato islamico. La donna si era fatta conoscere per essere una convinta foreign fighter e ideologa dei tre figli (in Siria la coppia ne avrebbe poi avuto un quarto). Insomma, una islamista esaltata. Con il crollo del Califfato erano stati tutti portati in un campo di detenzione dove il marito è morto poco tempo fa per una malattia. I Carabinieri del Ros, impegnati nell’operazione “Match”, l’hanno arrestata perché indagata per il delitto di associazione con finalità di terrorismo internazionale. Secondo il professor Alessandro Meluzzi, psicologo e opinionista, “capita spesso che donne italiane cresciute nella cultura occidentale, non trovando relazioni sentimentali con i loro connazionali, si uniscano a islamici, ma quando questi sono dei terroristi ne subiscono la radicalizzazione, perché quel tipo di cultura non permette alle donne di rifiutarsi”.



La “radicalizzazione” è un fenomeno che si può spiegare in chiave medica? Come mai una donna italiana si converte alla violenza e al terrorismo?

Direi che più che medica si può dare una spiegazione psicologica e psicodinamica. Ci sono donne nate in Italia e formate nella cultura europea, magari anche cresciute in famiglie cristiane, che incontrano islamici radicalizzati per frustrazioni sociali nella stragrande maggioranza dei casi e che trovano la soddisfazione di avere un uomo che in altre circostanze non avrebbero mai avuto. In generale si tratta di rapporti che nascono da donne che avevano qualche difficoltà sentimentale con i loro connazionali.



Intende dire che sposano un musulmano perché non trovano un italiano disposto a farlo? Non può essere che sono affascinate da quel tipo di cultura e che trovano deludente la nostra?

Infatti niente di male, anzi ben venga che lo trovino tra i musulmani. Il problema però è che se questo musulmano non è un lavoratore onesto, ma è uno che fa il terrorista, è chiaro che l’adeguamento esistenziale, comportamentale, valoriale diventa fortissimo. Quindi non è più concepibile per loro che ci sia una presa di distanza. L’islam impone l’adeguamento all’ideologia del marito e può sfociare nella radicalizzazione terroristica, come nel caso di Alice Brignoli.



Ci sono però donne italiane a cui il marito ha sottratto il figlio, portandolo nel proprio paese d’origine, e che non si sono mai adeguate, anzi hanno combattuto per riaverlo.

Nella cultura islamica il figlio è proprietà del marito. Unica eccezione il Marocco, dove vige una legislatura abbastanza simile a quella europea. In altri paesi la rogatoria internazionale che si utilizza quando un padre porta via il figlio in un altro paese non è neppure concepita.

Tornando ad Alice Brignoli, era molto attiva nell’attività terroristica. Adesso che è stata arrestata dai nostri carabinieri si è dichiarata “felicissima” di tornare in Italia anche se finirà in carcere. Come se lo spiega?

Avrà raggiunto una sorta di sopportazione, come è successo ad altri davanti a un progetto politico che non era neanche autoctono, ma finanziato da servizi segreti occidentali. Avrà capito il fallimento ideologico e ora penserà di rifarsi una vita come è logico e anche umano che sia, con una adeguata rieducazione, che dovrà essere adottata anche con i suoi figli.