C’è la mano dell’Isis-K dietro gli attacchi di ieri a Kabul, in Afghanistan, nei quali hanno purtroppo perso la vita decine di persone, fra le quali figurano anche almeno dodici soldati statunitensi. Di che cosa si tratta, esattamente? Lo spiega nel dettaglio la testata britannica “The Guardian”, che ricorda oggi che il gruppo terroristico è stato fondato sei anni, nel 2015, fa nella provincia sud occidentale pachistana del Balochistan, nel corso di un rendez-vous fra due emissari dell’Isis e un gruppo di talebani delusi dai loro comandanti. La costola asiatica di Daesh è attiva nella provincia del Khorasan, l’antico nome persiano del territorio che dall’Iran si estende all’Afghanistan e al Pakistan.



Ad onor del vero, già da diversi giorni circolavano allarmi da parte dei servizi occidentali, che attribuivano al gruppo l’intenzione di colpire le operazioni del ponte aereo a Kabul con un attentato suicida. Lo ha sottolineato sulle colonne del giornale inglese Charlie Winter, ricercatore al Centre for the Study of Radicalisation dell’Università di Londra: “L’aeroporto e le folle in partenza rappresentano una perfetta riunione di diversi obiettivi del gruppo. I militari americani, gli afghani filo-occidentali e i talebani”.



ISIS-K, COS’È E QUALE LEGAME HA CON L’ISIS?

Sempre il tabloid britannico ha riferito che, nei primi quattro mesi del 2021, la missione Onu in Afghanistan ha contato 77 attentati rivendicati o attribuiti all’Isis-K contro la minoranza sciita, giornalisti, stranieri, militari e infrastrutture civili. “Molti combattenti dell’Isis-K – si legge – non sono afghani, vengono dal Pakistan, dal Tagikistan e dall’Uzbekistan. Il legame con la leadership dell’Isis in Iraq è rimasto, ma s’ignora quanto sia stretto e se l’ordine per l’attentato di ieri sia giunto dall’esterno o se, invece, il gruppo abbia agito in autonomia”.



L’Isis, inoltre, considera i talebani alla stregua di “traditori”, in quanto, nella sua convinzione, avrebbero lasciato il credo musulmano per scendere a patti con gli americani. In Afghanistan tanto i talebani quanto Al Qaeda hanno contrastato l’espansione dell’Isis-K, che, tuttavia, ha continuato a lasciare traccia della propria presenza, massacrando lo scorso 8 maggio più di 85 studentesse appartenenti all’etnia Hazara e scagliandosi con un’autobomba contro la scuola Sayed al-Shuhada a Kabul.