L’attacco terroristico che si è registrato la scorsa settimana in Iran ha dimostrato al mondo occidentale come il ‘regno’ dell’ISIS non sia mai stato del tutto abbattuto. Nell’attentato, condotto nella città iraniana di Kerman, durante la commemorazione annuale della morte del generale rivoluzionario Qasem Soleimani, ucciso da un drone USA nel 2020, sono rimaste coinvolte, tra morti e feriti, oltre 400 persone ed è ricordato come l’attacco peggiore condotto dalla Rivoluzione islamica del 1979.
Seppur l’Iran inizialmente abbia attribuito la colpa agli USA e ad Israele, pochi giorni dopo è arrivata una rivendicazione da parte dell’ISIS, che ora si chiama semplicemente IS (Islamic State). In occidente si è pensato subito che l’attentato potesse essere in qualche modo collegato alla guerra in corso tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, ma si tratta di una supposizione errata, perché nella realtà, spiega il giornalista Robert Verkaik sulle pagine dell’Independent, l’ISIS da sempre è in ‘guerra’ contro l’Iran, nel quale si è instaurato un auto-definito ‘governo islamico’ che ritiene essere un apostata.
“L’ISIS nel 2023 ha compiuto 838 attentati terroristici”
Insomma, secondo Verkaik, l’attentato in Iran dell’ISIS dimostra all’occidente come la stagione del terrorismo islamico non sia mai stata superata veramente. L’errore occidentale, infatti, è stato fatto nel marzo del 2019, quando le Forze Democratiche Siriane, sostenute dagli Stati Uniti, hanno catturato l’ultimo avamposto in Siria dei terroristi islamici, catturando e giustiziando il loro leader, Abu Bakr al-Baghdadi, con conseguente dichiarazione pubblica di vittoria.
L’ISIS da quel momento, si pensò, venne sconfitto, ma nella realtà i suoi ideali continuarono a circolare, sottovoce, tra gli affiliati che non si erano ancora apertamente schierati. Piano piano il movimento ha guadagnato sempre più terreno in come some l’Iraq, la Siria e l’Afghanistan, mentre è riuscito a giungere anche alle coste africane e nell’entroterra, instaurando movimenti più o meno spontanei in regioni come il Mozambico, il Mali, il Burkina Faso e, recentemente, il Niger, dove ha guadagnato consensi anche grazie ai numerosi golpe dello scorso anno. L’ISIS, sottolineano le stime ufficiali, non ha interrotto neppure la sua campagna di terrore, anche se rispetto agli anni della crisi europea gli attentati si sono concentrati ‘altrove’, lontani dai riflettori occidentali. Nel 2023 lo Stato islamico ha rivendicato complessivamente 838 attentati terroristici, con una diminuzione del 53% rispetto al 2022 (quando furono 1.811), ma sempre pari ad oltre 2 al giorno.