L’Isis ha rivendicato gli attacchi avvenuti ieri all’aeroporto di Kabul, la doppia esplosione che ha provocato decine di morti e di feriti, fra cui almeno 12 militari americani. Come riferisce l’edizione online dell’Adnkronos, è stata in particolare la Provincia del Khorasan, “filiale” afghana dello Stato Islamico ad annunciare gli attacchi, e la rivendicazione è giunta attraverso il principale organo di propagando della stessa organizzazione terroristica, leggasi Amaq. Sul web è stato inoltre pubblicata l’immagine di un uomo identificato poi come Abdul Rehman Al-Loghri, e indicato come il “martire” che si è fatto saltare in area vicino all’aeroporto afgano.



Al-Loghri, ha precisato lo Stato Islamico nel messaggio di rivendicazione, è stato in grado di “superare tutte le fortificazioni della sicurezza” all’aeroporto, arrivando quindi “a non più di cinque metri dalle forze americane”. Inoltre, nella stessa nota, l’Isis ha accusato i talebani di essere “in alleanza” con i militari americani avendo favorito l’evacuazione delle “spie”. In totale, nei due attacchi avvenuti ieri pomeriggio (ora italiana), sarebbero morti almeno 60 civili, mentre i militari degli Stati Uniti coinvolti sarebbero almeno 15, così come confermato dal Pentagono.



ISIS RIVENDICA ATTACCHI DI KABUL: SI TRATTA DEL GRUPPO ISIS-K

In occasione di un briefing eseguito dal Centcom, il comandante del Comando centrale degli Stati Uniti, generale Kenneth McKenzie, è stato spiegato che i due kamikaze “ritenuti dell’Isis” sono entrati in azione e dopo le esplosioni gli “uomini dello Stato islamico” hanno aperto il fuoco.

Il comandante ha inoltre fatto sapere che i militari americani in attesa di lasciare il Paese sono circa mille, e ciò creerà sicuramente momenti di tensione da qui a martedì prossimo, 31 agosto, quando l’evacuazione Usa verrà ultimata. Il gruppo di terroristi dello Stato Islamico che ha rivendicato l’attentato è in particolare noto come Isis-K o Iskp, facenti parti della provincia di Khorosan. Il gruppo è stato fondato sei anni fa in Pakistan durante un incontro fra due emissari dell’Isis e alcuni talebani delusi, così come ricordato dal tabloid inglese Guardian.