Il politologo Oliver Roy ha ragionato sulle pagine della Stampa sulla Russia, vittima di un violento attentato che si è verificato nei giorni scorsi, poi rivendicato dall’Isis, anche se Mosca non ha perso l’occasione per puntare il dito contro l’Ucraina. Un attentato che secondo il politologo, non era esattamente “inaspettato”, ma rappresenta quanto meno un cambiato nel modus operandi classico degli attentatori in terra russa. “Prima venivano presi gli ostaggi”, ricorda, “ma adesso sanno che non è possibile negoziare, quindi uccidono direttamente“.



Per quanto riguarda l’Isis, secondo Roy è chiaro che fanno sempre più proseliti “nel Caucaso e nell’Asia centrale, zone che in passato facevano parte dell’Unione Sovietica”, in un aumento che “va avanti ormai da tre o quattro anni”. I terroristi di oggi, spiega ancora il politologo, “essendo musulmani nati in ex Paesi sovietici hanno un passaporto russo e per questo possono circolare facilmente all’interno del Paese”. Inoltre, dietro ai fatti di ieri sera, riflette ancora Roy, si nota che gli attentatori dell’Isis “avevano l’aria di essere addestrati, portavano uniformi ed erano ben equipaggiati”, segno chiaro che “c’è un’organizzazione dietro”. Non si può, dunque, escludere che “potrebbero arrivare altri attentatori“, non solo il Russia ma in tutta Europa.



Oliver Roy: “Putin ha ignorato gli USA sull’Isis per paranoia e arroganza”

Nonostante la rivendicazione dell’Isis, secondo Roy la Russia ha accusato l’Ucraina perché “Putin rischia di perdere la faccia”, similmente a come “l’Iran punta sempre il dito contro gli Stati Uniti e Israele”. Il rischio maggiore per Putin, ora, è che si sviluppi “un’eventuale rivolta dei musulmani“, che sarebbe “un enorme fallimento” dopo che “si è fatto rieleggere promettendo più sicurezza per tutti”. I musulmani, di contro, rischiano di finire al centro di “reazioni popolari” contro le loro comunità.



Sempre soffermandosi su Putin, Roy ritiene che non abbia dato adito alle segnalazioni di possibili attentati da parte dell’Isis emanate dall’Ambasciata USA perché “non ha capito che Washington porta avanti la sua lotta al terrorismo globale mentre continua a sostenere l’Ucraina”. Anzi, il presidente russo considera “gli avvertimenti come una trappola americana” con una certa “paranoia” che si aggiunge “all’arroganza dei servizi segreti di Mosca, che non erano a conoscenza di possibili minacce”. Insomma, conclude Roy, Putin “si è comportato come Stalin, che nel 1941 non aveva previsto l’attacco di Hitler”.