I valori dell’Islam e quelli delle democrazie occidentali, secondo Mohamed Lamine Aberouz, accusato di essere un jihadista e a processo in questi giorni in Francia, non sono compatibili tra loro, rendendo l’integrazione della comunità musulmana pressoché impossibile. Il caso per cui Mohamed è stato trascinato in tribunale risale al giugno del 2016, quando il musulmano Larossi Abballa uccise a coltellate una coppia di poliziotti, Jean-Baptiste Salvaing e Jessica Schneider, davanti a loro figlio di tre anni. Mohamed Lamine Aberouz in quello diventato famoso come omicidio di Magnanville assunse, nei confronti dell’assassino, il ruolo di “cattivo maestro”, insegnandogli i dettami e lo stile di vita dell’Islam e portandolo, secondo la corte, tra le fronde dei jihadisti.
Lo jihadista: “Islam e democrazia non sono compatibili”
Per lungo tempo il terrorismo condotto dagli esponenti dell’Islam ha acceso ampi e diffusi dibattiti in tutto il mondo in merito al posto che la religione musulmana dovrebbe occupare nelle comunità europee e, più genericamente, occidentali. Sono molti, infatti, gli esperti che ritengono che i due mondi non siano compatibili e creino, inevitabilmente, dei risentimenti dal punto di vista dei musulmani, che faticano ad integrarsi e sentirsi accettati, specialmente in contesti come la Francia, profondamente segnata dal terrorismo di matrice jihadista.
A confermare questa percezioni secondo la quale l’Islam e la democrazia non siano compatibili sono arrivate, ora, anche le parole di Mohamed. D’altro canto, il maestro spirituale dell’assassino di Magnanville sostiene di credere fermamente che “i francesi, per me, sono un’etnia“, mentre lui si considera “un musulmano di origine araba”, pur essendo francese “sul piano amministrativo”. L’obiettivo del suo operato estremista, spiega, è “cambiare la Francia”, ribadendo a gran voce che “i valori fondamentali dell’Europa non sono compatibili con la mia vita nell’Islam. Non ci possiamo inserire”, spiega, “perché il lavoro non è compatibile con la nostra fede“, sottolineando come nel suo lavoro da “magazziniere ogni giorno avrei dovuto rinnegare me stesso. Un musulmano non può portare alcolici o carne di maiale sugli scaffali. È mio dovere pregare più volte al giorno nel tempo stabilito, cosa che molti datori di lavoro non accettano”.