Ha ragione Lucetta Scaraffia nel suo editoriale oggi su La Stampa: l’Europa, l’Occidente ha guardato con indifferenza o peggio con “fastidio” alla guerra sorta nuovamente tra Armenia e Azerbaijan per il controllo del Nagorno-Karabakh, lasciando di fatto alla Turchia di Erdogan il predominio e alla fine anche la sostanziale vittoria sancita ieri dall’accordo di “pace” tra le due contendenti. Visto che la Russia di Putin – di fatto l’unica nazione ad aver sempre difeso il popolo cristiano armeno – in questa occasione ha portato all’accordo senza però spendersi più di tanto per difendere la nazione alleata (troppo poco gas e petrolio in ballo per lo scontro totale con il pericoloso nemico-amico Erdogan?), era l’Europa che avrebbe dovuto dire e fare di più per preservare i cristiani attaccati in Armenia per la semplice loro fede: ma così non è stato. E così oggi l’editorialista su La Stampa esprime senza mezzi termini tutta l’amarezza di un’ennesima pessima figura del nostro Continente: «noi europei ci ostiniamo a rifiutare di mettere in evidenza in questi conflitti le pure evidentissime radici religiose». Si preferisce infatti parlare di gas, di risorse minerarie e di possibili scontri e ripercussioni con la strategica Turchia: ma parlare di religione, giammai, come del resto evidenziano anche le reazioni molto “tiepide” davanti agli ultimi attentati a Nizza nella cattedrale cattolica.



LA SCONFITTA DELL’EUROPA

«Se lasciamo che a ricordare di essere cristiani siano solo la destra populista», scrive ancora Lucetta Scaraffia questa mattina, «se accettiamo che la chiesa di Nizza dedicata a Maria venga definita semplicemente “luogo di pace” e non come una chiesa, siamo destinati a perdere la nostra battaglia contro l’estremismo islamico». Da un lato i turchi – un tempo ottomani – si impossessano e piegano per l’ennesima volta in popolo armeno cristiano, dall’altro l’Europa invece sembra preferire il non coinvolgimento del tema religioso: «per noi le regioni non esistono, anzi meglio non dovrebbero esistere, sono un residuo del passato in via di estinzione», scrive Scaraffia in un passaggio che riteniamo fondamentale per capire il “nodo” del problema, «richiamarsi al passato per l’Ue non deve avvenire perché in esso coincide quasi totalmente quella che una volta si chiamava la Cristianità». Tradotto, per non voler più riconoscere quel nostro legame ineludibile con le nostre origini, ci presentiamo “vuoti” a confronto con gli altri, appellandoci a grandi discorsi “laicisti” e politicamente correttissimi ma incredibilmente, per l’appunto, vuoti. Secondo la Scaraffia, ci presentiamo davanti agli occhi dell’Islam come una cultura in cui si può tutto perché tanto nulla conta davvero qualcosa, «come una cultura costruita sulla negazione più che sulla prospettiva di ideali condivisibili». Per questo motivo non “meraviglia”, conclude la giornalista, se abbiamo lasciato sola l’Armenia ancora una volta: «non possiamo difenderli in nome di una fede e di una cultura comuni […] Non si vince una guerra facendo finta che la guerra non ci sia perché a noi non piace, perché non siamo d’accordo sull’oggetto del contendere». Chapeau, ci permettiamo.

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