Gli islamisti sono già in Italia. Non ha dubbi Claudio Bertolotti, direttore dell’Osservatorio sul radicalismo e sul contrasto al terrorismo. Intervistato dal Giornale, ha spiegato di temere che si stia riproponendo lo scenario già vissuto tra il 2015 e il 2017, perché si mobilitano singoli individui che si propongono come mujahidin e si immolano come martiri: “Rischio lupi solitari? Non amo molto questo termine ma sì, il rischio sono loro. I self starter. Teniamo presente che lo Stato islamico non esiste più nella sua struttura, non è più in grado di inviare armi e militari in Occidente. Semmai finanzia i suoi seguaci. Per questo negli ultimi anni per gli attentati sono stati utilizzati coltelli o camioncini. Dal 2017 è iniziato il declino dell’Isis. Quindi il vero pericolo ora sono gli attacchi individuali”.
“Gli islamisti sono già da noi”
Un altro pericolo è rappresentato dall’emulazione, considerando che ogni attacco che ha successo mediatico ne suscita un altro. Una reazione a catena, stimolata dall’appello di Al Qaeda: “Al Quaeda non è più quella dei primi anni Duemila ma esiste ed è solida a livello locale. Tutti i gruppi hanno fatto appello ai loro adepti”. Come anticipato prima, Bertolotti ha evidenziato che molti jihadisti silenti sono già qui: “E noto che ultimamente a colpire sono gli immigrati appena arrivati, quelli sbarcati da pochi mesi. Agiscono da soli ma hanno legami con le organizzazioni”. Ma la situazione in Italia è migliore che in Francia: “Noi abbiamo una legge che permette di espellere i sospettati jihadisti senza la cittadinanza italiana. E l’espulsione consiste proprio nell’accompagnamento fisico al confine. Dal 2015 ad oggi ne abbiamo allontanati 700. In Francia la legislazione è diversa. Inoltre da noi l’immigrazione è più recente di quella di Parigi: i figli degli immigrati italiani ora sono adolescenti e questo limita il numero dei soggetti pericolosi”.