Sciopero delle donne in Islanda. Oggi scenderanno in piazza, a fianco della premier Katrin Jakobsdóttir, per manifestare contro il divario salariale nei confronti degli uomini. Nonostante la nazione nordica, al pari di altre come Svezia, Finlandia e Norvegia, sia considerata avanti sul divario salariale di genere, le donne islandesi hanno deciso di scendere in piazza, prima manifestazione di questo tipo da mezzo secolo come sottolineato dai colleghi de Quotidiano Nazionale. “Un paradiso di uguaglianza non dovrebbe avere un divario salariale del 21%”, sono le parole della promotrice dello sciopero, Freyia Steingrimsoddir.



Le richieste vanno dall’obbligo di rendere pubblici gli stipendi di tutti i dipendenti delle aziende, fino ad una maggiore severità, invitando quindi ad un’agitazione di 24 ore di insegnanti, infermiere e lavoratrici in generale. QN fa notare come l’ultima manifestazione di questa tipo in Islanda risalga al 1975 quando le islandesi guadagnavano il 75 per cento in meno rispetto ai colleghi maschi, e in quell’occasione il 90 per cento delle donne islandesi si rifiutò di lavorare durante il “kvennafrì”, il giorno del riposo a loro dedicato. Fu una protesta che portò a cambiamenti cruciali, a cominciare dall’elezione della prima premier donna, di conseguenza i manifestanti sperano di ottenere anche oggi un risultato di spicco.



ISLANDA, SCIOPERO DELLE DONNE: COSA E’ CAMBIATO NEGLI ULTIMI ANNI

Vigsid Finnbogadottir, prima donna al mondo a essere eletta presidente della Repubblica, raccontava in merito allo sciopero di 48 anni fa: “Le cose tornarono a essere normali il giorno dopo, ma con la consapevolezza che le donne erano il pilastro della società proprio come gli uomini. Molte aziende e istituzioni si arrestarono completamente e questo dimostrò la forza e l’indispensabilità del contributo femminile, cambiando la mentalità”.

Nel 2017 venne approvata una legge che imponeva a tutte le aziende con più di 25 dipendenti di ottenere una certificazione di equità salariale, con lo slogan del maggior sindacato islandese che, affiancato ad una foto di due neonati, uno femmina e uno maschio, recitava: “They are born equal, but then the curse is set”. Nascono uguali, ma uno dei due è maledetto fin da subito. Da allora sono state varate altre misure in favore delle donne, ma evidentemente non sono ancora abbastanza.