Tra i più grandi misteri che accompagnano studiosi e antropologi da decenni un posto d’onore spetta sicuramente a quello che è accaduto sull’Isola di Pasqua (o, più precisamente, Rapa Nui), scoperta dai coloni polinesiani in un momento non meglio precisato tra il 1100 e i 1600 dopo Cristo: nelle prime missioni – e qui veniamo al mistero – l’isola era abitata e ricca di ampie e floride foreste, mentre nei secoli successi si assisté ad un massiccio disboscamento accompagnato da una riduzione della popolazione.



Per anni – o meglio, decenni – si è cercato di individuare la causa del declino dell’Isola di Pasqua ed una prima risposta arrivò grazie agli studi di Jared Diamond che in un famosissimo libro avanzò l’ipotesi di un ecocidio autoinflitto dovuto proprio a quel massiccio disboscamento, allo sfruttamento della quasi totalità delle risorse naturali e all’uccisione di buona parte della fauna locale con l’esito che la civiltà famosa per i suoi colossali Moai si estinse per la completa assenza di risorse primarie.



Cosa è successo all’Isola di Pasqua: gli studi che smontano la tesi dell’ecocidio e danno la colpa ai coloni occidentali

La tesi di Diamond sull’Isola di Pasqua sarebbe stata supportata dai resti – a suo dire – di alcune frecce usate durante una presunta guerra civile scoppiata tra gli abitanti, oltre che dall’evidente deforestazione e dalla presunta interruzione della costruzione dei Moai e seppur moltissimi ricercatori abbiano avallato queste ipotesi, gli studi non si sono fermati ed ora – a decenni di distanza dal libro di Diamond – tracciano i contorni di una storia ben differente.



Innanzitutto (tornando un pochino indietro) quei resti di frecce si è scoperto nel 2016 che erano in realtà resti di utensili di vario tipo, così come parrebbe – secondo un altro studio del 2019 – che la deforestazione sia stata un processo graduale continuato anche dopo l’estinzione della civiltà che abitava l’Isola di Pasqua e – non da meno – nel 2020 si è appurato che la costruzione dei Moai continuò anche dopo le prime missioni colonizzatrici europee.

Ad aggiungere teorie alle teorie sul declino dell’Isola di Pasqua c’è un ultimo studio – appena pubblicato su Nature – che ha appurato che la civiltà aborigena locale avrebbe continuato a rimanere sostanzialmente invariata dalle primissime testimonianze che abbiamo dell’isola, fino all’arrivo dei coloni europei: secondo questi dati la tesi più probabile è che la civiltà non abbia attraversano nessun ecocidio, tanto meno autoinflitto; quanto piuttosto gli effetti devastanti di una colonizzazione che li ha trasformati in schiavi e che ha portato sull’isola incontaminata l’ignoto vaiolo.