Si aggravano sempre di più le tensioni tra Israele e il Libano con l’ennesimo bombardamento – secondo alcuni il più potente dall’inizio della guerra a Gaza – da parte di Tel Aviv che puntava a far cadere la testa del leader di Hezbollah, il misterioso e sfuggente Hassan Nasrallah che fino ad ora è riuscito a sopravvivere a tutti gli attacchi mirati condotti dalla stato ebraico: l’attacco risale a poco più di un’ora fa e avrebbe colto impreparato lo stesso presidente israeliano Bibi Netanyahu che in quel preciso momento era impegnato dalla conferenza stampa conclusiva dell’Assemblea generale dell’ONU, dalla quale si sarebbe allontanato in fretta e furia dopo aver appreso gli sviluppi.



Per ora è ancora difficile se il tentato colpo di Israele a Nasrallah sia andato effettivamente a segno, con l’IDF che ha detto di aver estratto già due corpi dalle macerie dei sei edifici pesantemente bombardati – i media libanesi parlano di cariche anti-bunker da circa 2 tonnellate l’una -, mentre delle fonti interne di Hezbollah citate da alcuni quotidiani locali hanno fatto sapere che il loro leader supremo starebbe benissimo: durante il bombardamento si trovava in una posizione sicura e in serata potrebbe addirittura tenere un breve discorso pubblico per far sapere ai suoi nemici che gode di ottima forma.



L’introvabile Hassan Nasrallah e la sempre più probabile guerra Israele-Libano: cosa succede in Medio Oriente

Incerte – complessivamente – le conseguenze del bombardamento di Israele, specialmente se si scoprisse che della morte del leader supremo; ma se anche fosse sopravvissuto l’attacco odierno è senza dubbio tra i più violenti che la lunga storia di tensioni tra Tel Aviv e Beirut ricordi ed avrebbe completamente raso al suolo quella che lo stesso IDF “l’epicentro del terrore“, ovvero la base principale degli Hezbollah.

Nel frattempo restano alcune certezze, ovvero il fatto che nessuno sappia veramente dove si trovi in questo momento Hassan Nasrallah, che risulta essere anche più isolato che mai nella sua leadership dopo i violenti attacchi degli ultimi mesi che hanno falciato uno dopo l’altro tutti i suoi vicecomandanti; così come pare sempre più evidente che Tel Aviv voglia avviare una seconda fase del conflitto mediorientale che – dopo aver raso al suolo Gaza – farà altrettanto con Beirut, salvo che le superpotenze occidentali non inizino a fare la fare la voce grossa con Netanyahu.