DA DOVE NASCE LA GUERRA DI HAMAS E PERCHÈ ISRAELE È STATO COLTO CLAMOROSAMENTE DI SORPRESA

10mila razzi, quasi 1000 morti, civili rapiti da palestinesi infiltrati e una guerra esplosa senza apparentemente alcun campanello d’allarme: l’attacco di Hamas contro Israele avvenuto in pieno shabbat il 7 ottobre 2023 è forse una delle più gravi falle dell’intera rete di 007 israeliani, noti solitamente per l’astuta prevenzione di attacchi e trappole tese dai gruppi terroristi filo-palestinesi. Eppure nei giorni del 50esimo anniversario della guerra dello Yom Kippur, Tel Aviv viene violata un’altra volta con conseguenze ancora potenzialmente ignote.



Il 6 ottobre del 1973 un attacco simultaneo della coalizione araba di Egitto e Siria sulle due frontiere Nord e Sud dello stato ebraico – le alture del Golan e il deserto del Negev – mise in grande difficoltà le difese israeliane, con un conflitto durato un mese circa e dalle tragiche conseguenze per vittime e istituzioni. 50 anni dopo è un mix di raid di Hamas, razzi da Hezbollah in Libano e forte sostegno dell’Iran ad aver lanciato su larga scala l’operazione “Tempesta al-Aqsa” contro Israele, giustificata dalla rivendicazione palestinese ufficiale per la «profanazione dei luoghi santi a Gerusalemme e dal costante rifiuto da parte di Israele di liberare i nostri prigionieri». Il dato di fatto è che lo Stato oggi guidato da Bibi Netanyahu è rimasto sorpreso, con palesantesi infiltrati nella Striscia di Gaza che hanno lanciato gli attacchi, rapito civili israeliani e portato il terrore nuovamente in Medio Oriente.



IL BUCO DELLA RETE 007 DI ISRAELE: YOM KIPPUR, LA GUERRA IN UCRAINA E…

Secondo quanto scrive oggi Gian Micalessin, inviato di guerra per “Il Giornale”, la guerra esplosa ieri è un clamoroso flop di esercito e 007, e non è certo l’unico analista a pensarla così: è sotto gli occhi di tutti che la dura reazione di Israele – con l’operazione “Spade di ferro” – sebbene veemente, sia il seguito di una sottovalutazione del pericolo da parte di Shin Bet e Mossad, i servizi segreti dello Stato ebraico. Come con lo Yom Kippur, se non peggio.

Incapacità di anticipare i movimenti nei mesi passati degli agenti di Hamas, perdita di controllo della complessa rete di tunnel disseminati tra l’area di Gaza e i territori israeliani e ancora la “sottovalutazione” – a ridosso dell’anniversario per il conflitto del 1973, con tra l’altro dei colloqui molto fitti tra Israele e Arabia Saudita – del preciso momento storico e geopolitico. «Un gigantesco fallimento per Israele. Abbiamo consentito ad Hamas e all’Iran di dimostrare che siamo deboli», commenta a “La Repubblica” l’analista militare israeliano, Yossi Melman dopo i primi attacchi scattati da Gaza ieri.



“È UNA CAPORETTO DI INTELLIGENCE ED ESERCITO”: LE ANALISI SULLA GUERRA IN ISRAELE E IL RUOLO DELL’IRAN

È una “Caporetto” militare per Israele, commentano praticamente unanimi analisti ed esperti del Medio Oriente in merito alla guerra lanciata da Hamas contro Israele: ancora Melman su “Rep” spiega come «Gli esperti militari definivano ‘impenetrabile’ la barriera che protegge Israele. È sotto gli occhi di tutti la facilità in cui si è sbriciolata». È lo stesso analista militare ad aggiungere come nulla ha funzionato, «i terroristi sono penetrati per chilometri indisturbati. L’intera catena di comando militare e civile non ha agito come avrebbe dovuto». Secondo Tal Rabina, presidente dell’associazione della stampa dello Stato ebraico in Europa, quella iniziata il 7 ottobre «è una Caporetto israeliana di 007, militari e politici». Un’operazione durata probabilmente mesi, organizzata con cellule “dormienti” di Hamas nello Stato israeliano, altrimenti non sarebbero riusciti a prelevare civili inermi a pochi minuti dai primi raid scagliati da Gaza: un’operazione non prevista, non preventivata, non allarmata, un clamoroso buco della rete di intelligence dello Stato ebraico.

In tutto questo, spiega il generale Marco Bertolini intervistato da “La Verità”, non è da dimenticare il fattore guerra in Ucraina a completare il quadro di quanto avvenuto in Israele nelle ultime 48 ore: «la crisi ad Est ha creato un’instabilità che alimenta tutte le ostilità. Riuscire a sorprendere un’intelligence come quella di Tel Aviv non è cosa da poco». Anche per questo si ritiene che dietro Hamas a giocare un ruolo molto più diretto vi sia l’Iran, da anni impegnato non solo all’eliminazione dello Stato israeliano ma anche al boicottaggio di qualsiasi avvicinamento tra l’Arabia Saudita e gli alleati occidentali di Tel Aviv. Al netto delle giustificazioni date da Hamas per i raid contro obiettivi israeliani, sembra molto più convincente l’ipotesi secondo cui il momento della guerra è stato scelto per l’ormai prossimo accordo tra Israele e Arabia Saudita con la benedizione degli Stati Uniti (all’interno degli Accordi di Abramo del 2020, ndr): «Un ravvicinamento  tra Tel Aviv e Riyadh sarebbe di portata storica e avrebbe inevitabili conseguenze. Prima di tutto, isolerebbe ancora di più i palestinesi e le loro aspirazioni, all’interno del mondo arabo. C’è poi l’Iran che contende all’Arabia Saudita il ruolo di prima potenza dell’area mediorientale», riporta SkyTG24 da fonti dirette di Tel Aviv. È lo stesso ministero degli Esteri ebraico che in una nota oggi sottoscrive «Le organizzazioni terroristiche sono una diramazione del regime degli Ayatollah dell’Iran, che promuove intensamente l’attività terroristica in Israele e contro obiettivi israeliani ed ebraici in tutto il mondo». A conferma di questa “tesi” il fatto che in queste ore sarebbero in corso colloqui tra l’Iran e i capi di Hamas per dirigere al meglio le prossime fasi di una guerra che vede nuovamente il Medio Oriente risultare la “polveriera” del mondo.