LA CRITICA DI ISRAELE ALLA POSIZIONE DEL VATICANO: “CI ASPETTIAMO PAROLE FORTI DI PAPA FRANCESCO”
Prima il Ministro degli Esteri Eli Cohen, ora direttamente il Presidente d’Israele Isaac Herzog: la posizione di Papa Francesco e del Vaticano sulla guerra in Medio Oriente non convince del tutto Israele che considera “troppo equidistanti” gli appelli e giudizi della Chiesa dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Discutendo con il segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede mons. Paul Gallagher, il Ministro del Governo Netanyahu lo scorso 16 ottobre sottolineò come Israele «si aspetta che il Vaticano esprima una condanna chiara e inequivocabile delle azioni terroristiche omicide dei terroristi di Hamas che hanno colpito donne, bambini e anziani per il solo fatto di essere ebrei e israeliani». Il commento piuttosto duro venne registrato dopo le parole del Papa sulla sorte dei 2 milioni di civili intrappolati nella Striscia di Gaza, con Cohen che concluse «è inaccettabile è che il Papa sia intervenuto «con preoccupazione soprattutto per i civili di Gaza, mentre Israele sta seppellendo 1.300 persone assassinate».
Intervenuto nell’ultima puntata di “Porta a Porta” è invece il presidente Herzog a far notare come la posizione del Vaticano sulla guerra finora sia ancora troppo “prudente”: «Mi aspetto che tutte le voci morali del mondo siano molto ferme, ci tengo a sentire una dichiarazione molto forte anche dalla Santa Sede». Il leader israeliano ricorda di essere intervenuto più volte negli scorsi mesi per difendere la libertà dei cristiani in Israele davanti agli attacchi degli ebrei ultra-conservatori, aggiungendo poi «Ci tengo a sentire sua santità il papa che fa una dichiarazione chiara sui bambini che sono lì a Gaza, ci sono 30 bambini, neonati di nove mesi che sono stati rapiti. Chi può giustificare in qualche modo questo orrore?».
LA MEDIAZIONE (DIFFICLE) DEL PAPA E L’APPELLO ALLA PACE
Nell’Angelus in Vaticano per la festa di Tutti i Santi Papa Francesco è tornato a lanciare il suo personale appello alla pace in Medio Oriente e in Ucraina, sottolineando «non dimentichiamo la Palestina, non dimentichiamo Israele e non dimentichiamo tante altre regioni dove la guerra ancora è troppo forte». In chiusura del Sinodo, il Santo Padre ebbe modo di dettagliate il senso di una costante preghiera e mediazione per la pace in Palestina: facendo proprio il messaggio del vicario di Terra Santa, Padre Ibrahim Faltas, Papa Francesco dichiarava «A Gaza, in particolare, si lascino spazi per garantire gli aiuti umanitari e siano liberati subito gli ostaggi. Che nessuno abbandoni la possibilità di fermare le armi. Cessi il fuoco! […] cessate il fuoco! Fermatevi, fratelli e sorelle! La guerra sempre è una sconfitta, sempre!». La mediazione per condurre realmente ad una tregua stabile è elemento alquanto complicato: lo era tanto per la guerra in Ucraina e lo è ancor di più nel tumultuoso conflitto tra Israele e Hamas.
Fin da subito Papa Francesco aveva condannato la presa degli ostaggi e gli orrori degli attacchi terroristici contro Israele, ribadendo però anche la grande preoccupazione per la possibile offensiva in risposta di Tel Aviv contro la Striscia di Gaza: invocando l’aiuto per i civili sotto le bombe a Gaza, il Santo Padre è stato contestato dai vertici israeliani nonostante sia dalla Segreteria di Stato con il cardinale Parolin, sia dal Patriarcato di Gerusalemme con il cardinale Pizzaballa, siano giunte impegni e parole molto nette contro le atrocità commesse da Hamas. All’interno della Chiesa alcune voci in questi giorni di Sinodo in Vaticano hanno sollevato qualche perplessità su una difficile situazione di “equidistanza” avvertito nella Santa Sede sulla crisi in Medio Oriente: «l’islamo-sinistra francese rifiuta di riconoscere Hamas come movimento terroristico. Queste manifestazioni non sono per la pace e nemmeno per gli abitanti di Gaza, ma per sostenere Hamas contro Israele», così a “Il Giornale” monsignor Bernard Ginoux, già vescovo di Montauban, condanna le manifestazioni che dalla Francia al resto dell’Occidente si stanno tenendo in questi giorni contro i raid israeliani su Gaza. «L’Europa non ha fatto discernimento sui migranti ed ora ci troviamo in piazza chi grida morte a Israele», è il commento sempre al “Giornale” del cardinale Gerhard Müller, già Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Altri hanno fatto notare con dispiacere il recente appello a tutto il mondo musulmano contro la posizione dell’Occidente sulla guerra fatto dal Grande Imam dell’università di Al-Azhar – il leader sunnita più rispettato al mondo, firmatario con Papa Francesco della Dichiarazione di Abu Dhabi sulla fratellanza – : «Uniti contro i crimini di guerra occidentali». La mediazione è molto complicata anche se la posizione del Papa al momento è di condanna di ogni vittima civile, sia israeliana che palestinese: le telefonate con il Presidente Usa Biden, il Presidente turco Erdogan e la telefonata Iran-Vaticano di questi ultimi giorni, rappresentano però l’esempio più plastico del tentativo di Bergoglio di ottenere una pacificazione immediata e stabile, sul crinale difficile della diplomazia internazionale.