La tensione in Israele è altissima ormai da diversi giorni dopo che l’Iran ha inviato centinaia di droni esplosivi contro diversi obiettivi sul territorio ebraico, come risposta all’attacco contro il Consolato iraniano a Damasco. Da ogni parte del mondo arrivano appelli, rivolti soprattutto al presidente israeliano Netanyahu, ad evitare che questa situazioni sfoci in un’esclation che finirebbe per coinvolgere tutto il Medio Oriente, ma il generale americano David Petraeus (intervistato dalla Stampa) non crede nell’ipotesi di un conflitto allargato, confidando che Israele “farà sì che la risposta non genererà ulteriori accelerazioni”.



L’ex direttore dalla Cia non dubita, però, che una risposta arriverà, “nei modi e nei tempi che la leadership israeliana sceglierà”, e crede che allo stato attuale il governo di Tel Aviv stia tenendo “aperta la via diplomatica” ed attendendo di capire “cosa Stati Uniti e Paesi G7 faranno in termini di sanzioni“. In ogni caso, ragionando sull’attacco di Teheran, Petraeus ritiene l’accaduto “una grande vittoria per Israele, una dimostrazione del successo di un sofisticato e funzionale schema di difesa aerea contro droni e missili”, ma indipendentemente dalle valutazioni strategiche “quanto avvenuto cambia la dinamica” in tutto il Medio Oriente.



David Petraeus: “L’attacco dell’Iran ha generato solidarietà per Israele”

In un certo senso, inoltre, secondo Petraeus l’attacco dell’Iran potrebbe rivelarsi anche positivo per Israele, dato che a suo avviso “ha riacceso l’attenzione sulle attività maligne di Teheran e dei suoi proxy” generando “un po’ di solidarietà, simpatia persino per le posizioni israeliane“. Non a caso, infatti, il Congresso americano in settimana approverà “le misure di assistenza supplementari per Israele e anche per l’Ucraina e Taiwan”, mentre la Camera sta per approvare “il testo già approvato in Senato per rafforzare i nostri alleati”.



In ogni caso, comunque, Tel Aviv continuerà la sua offensiva, perché “deve ancora distruggere i quattro rimanenti battaglioni di Hamas“, mentre secondo il generale Petraeus, ora più che mai, gli israeliani devono “ridurre al minimo le vittime civili e garantire l’accesso di un livello sufficiente di aiuti umanitari a Gaza”. Inoltre, Israele dovrebbe cominciare “a ripristinare i servizi fondamentali e a ricostruire le case distrutte e le infrastrutture” nella Striscia, perché secondo l’ex direttore della Cia, “potrebbe lanciare, così facendo, il messaggio alla popolazione che la vita per i civili a Gaza sarà migliore senza Hamas”.