Il filosofo Alain Finkielkraut sulle pagine Neue Zurcher Zeitung ha riflettuto in un’intervista citata dal Foglio su Israele e sulla guerra contro Hamas. Il punto di partenza è proprio quel 7 ottobre dal quale “sembra che l’antisemitismo sia [diventato] la fase più alta del woke, che riduce senza pietà la complessità delle costellazioni umane al confronto tra governanti e governati, oppressori e oppressi”.
Un’ideologia, quella woke, spiega Finkielkraut, che “colloca Israele nel campo degli oppressori e arriva al punto che lo stato è completamente delegittimato”, mentre lo stato ebraico è descritto “come un’impresa coloniale dalle sue origini fino ai giorni nostri. Il diritto degli ebrei su questa terra è contestato”. Si tratta, secondo il filosofo, di un’ideologia “spaventosa, perché modella l’élite o la futura élite. Il woke è l’installazione dell’odio per l’Occidente nel cuore dell’Occidente. E da questa prospettiva”, spiega ancora Finkielkraut, “Israele è il centro che riunisce tutti i crimini, tutti gli oltraggi, tutte le atrocità dell’Occidente” mentre lo scopo dei woke è quello di “messa in discussione totale della cultura occidentale, uno sguardo sospettoso e persino accusatorio nei confronti della nostra intera eredità”.
Finkielkraut: “Israele è un capro espiatorio”
Ma mentre i woke contestano Israele, continua a ragionare Finkielkraut, lo stesso trattamento non viene riservato ad Hamas, che “non si preoccupa del suo stesso popolo [e] trae profitto dalla morte dei civili. Posizionano le loro armi, le loro piattaforme di lancio e le loro scorte di munizioni nelle scuole, negli asili e negli ospedali. Confisca gran parte degli aiuti umanitari ai suoi combattenti e ha dirottato ingenti somme di denaro per costruire i suoi tunnel. E gli stessi leader sono estremamente ricchi“.
Tuttavia, sottolinea Finkielkraut, “le organizzazioni umanitarie che oggi si agitano contro Israele non dicono una parola per denunciare il comportamento di Hamas“, che “ha solo prodotto odio” in tutti questi anni. Dal punto di vista degli arabi, invece, lo Stato ebraico “è un comodo capro espiatorio. Distrae i popoli arabi dai loro problemi interni, dalla corruzione, dalla miseria, dall’estremismo religioso, dalla mancanza di libertà”. Tutto ciò che resterà dopo la guerra tra Israele e Hamas, secondo Finkielkraut, altro non sarà che una feroce accusa contro lo Stato ebraico e un bilancio contabile di vittime, “il 7 ottobre ci sono stati 1.200 morti e diverse migliaia di feriti, mentre i bombardamenti e gli attacchi israeliani a Gaza hanno provocato 19.000 morti”.