Israele e Hamas potrebbero firmare un accordo mediato dagli Stati Uniti che, secondo indiscrezioni del quotidiano Haaretz, prevede la liberazione di 35 ostaggi israeliani in cambio di una tregua a Gaza di 6 settimane e il rilascio di migliaia di detenuti palestinesi. Il capo dell’organizzazione terroristica Ismail Haniyeh ha confermato che il suo gruppo sta studiando una proposta di intesa per il cessate il fuoco, ma non ha rivelato i dettagli.
Il quadro in questione è stato definito favorevole dalla Casa Bianca, ma i rumors stanno creando non poco scalpore a Tel Aviv, dove le condizioni non sono ritenute vantaggiose. Si ritiene infatti che Hamas stia detenendo quasi 136 israeliani dopo il suo attacco dello scorso 7 ottobre. Il numero ipotizzato dunque non è ritenuto soddisfacente. È ancora da capire però cosa ne pensi realmente Benjamin Netanyahu e come reagirà, nel caso in cui ciò si dovesse concretizzare. È possibile, però, che dall’accordo in questione passi il futuro del Paese e, in particolare, del Governo.
Israele-Hamas, 35 ostaggi per 6 settimane di tregua a Gaza? La minaccia del ministro Ben-Gvir
Itamar Ben-Gvir, il ministro della sicurezza nazionale di Israele, infatti, dopo le indiscrezioni sull’accordo con Hamas, ha minacciato di far cadere il Governo nel caso in cui questo dovesse essere accettato. “È così sconsiderato che provocherebbe uno smantellamento” dell’esecutivo. È questo ciò che ha fatto intendere, senza molti mezzi termini, in un post su X.
L’esponente dell’estrema destra Itamar Ben-Gvir insieme al ministro delle finanze Bezalel Smotrich si oppone ormai da tempo a qualsiasi tipo di accordo di cessate il fuoco con Hamas. A differenza di altre ali del Governo di coalizione guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu, che ha 64 legislatori nella Knesset (il parlamento monocamerale israeliano) da 120 seggi. È per questo momento che avrà bisogno del sostegno di almeno 61 legislatori per approvare qualsiasi accordo. Il rischio di uno stravolgimento politico è concreto.