La recente manifestazione non autorizzata pro Palestina a Roma ha cominciato a insinuare negli osservatori più attenti, anche della sinistra, un dubbio: e se i veri fascisti di cui avere veramente paura non fossero quelli dell’estrema destra, nostalgici di un passato che la maggior parte di loro non ha conosciuto? Se fossero invece quei professionisti del caos, per lo più vestiti di nero, che entrano nelle manifestazioni della sinistra per gestirle a modo loro?



Qualcuno comincia a ricordare che il fascismo all’inizio nacque all’interno della sinistra. Il nome stesso “fasci” apparteneva alla tradizione sindacale. Mussolini stesso, del resto, era stato direttore dell’Avanti!, il giornale della sinistra. A questo nuovo movimento violento, veramente rivoluzionario, si aggregarono gli scontenti di ritorno dalla guerra, e in più si trovarono anche dei padrini tra quelli che, approfittando del disordine, imposero una svolta autoritaria. Gestita infine da chi?



Per rispetto della storia, quella vera, capisco che occorra essere molto cauti a fare certi accostamenti. Credo però che oggi ci troviamo davanti a un nuovo fenomeno, ben diverso da quello del “terrorismo rosso”, che bene o male aveva delle radici ideologiche nella sinistra rivoluzionaria. Qui non ci si vergogna di associarsi nella protesta per ragioni che di per sé possono essere anche condivisibili (la fine della guerra e della rappresaglia di Israele) a gruppi come Hamas che prefigurano regimi dittatoriali e a un antisemitismo che stranamente ricorda gli aspetti peggiori del neofascismo.



Il risultato è che su un tema come quello degli orrori del 7 ottobre e delle conseguenze a Gaza e nel Libano, su cui una volta tanto, secondo me, si potrebbe trovare una sostanziale unità nazionale, ci si ritrova ancora bloccati. E si finisce con il parlare di più di questi idioti, evidentemente pilotati da qualcuno che idiota non è, che della sorte dei popoli del Medio Oriente. C’è chi dice che ora il Governo dovrebbe applicare severamente la legge con chi la viola apertamente e c’è chi dice che in fondo la colpa è di chi ha stabilito il divieto. Che in fondo bisognava lasciarli fare, così non sarebbe successo niente.

A pensarci è quello che dissero in molti quando da piazza del Santo Sepolcro, dietro l’Ambrosiana, un gruppetto di fanatici, pilotati da uno che sapeva il fatto suo, partirono per Roma. E quel sant’uomo del re, ahimè, diede loro ascolto.

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