Si ingrossano le file dell’esercito di terra israeliano attorno alla Striscia di Gaza in vista di una possibile, imminente, invasione dell’area controllata da Hamas: si attende ancora un tentativo di “diplomazia” per interrompere la guerra totale, ma lo spazio per le trattative sembrano davvero minime al momento. Nel pomeriggio nuova strage avvenuta in un villaggio palestinese, Um el-Nasser, presso Sheikh Zayed: stando a quanto rilanciato dall’Agenzia ANSA (su fonti palestinesi) sarebbero morti 11 cittadini arabi e 50 sarebbero rimasti feriti nel raid.



Di contro, sono circa 1600 i razzi lanciati da Gaza City verso Israele, con danni, vittime e feriti anche in questo caso anche se con bilancio per fortuna limitato visto il 90% di efficacia anti-razzo del sistema Iron Dome. L’Unicef ha stilato un proprio dettagliato bollettino di guerra per le vittime minorenni finora nel conflitto: sono 17 i bambini palestinesi che hanno perso la vita nei raid israeliani, 2 invece i minori ebrei uccisi dai razzi palestinesi. «I bambini – spiega l’agenzia Onu per l’Infanzia – sono quelli che stanno soffrendo di più in questo conflitto. Traumi duraturi colpiscono intere famiglie e comunità. La diminuzione delle tensioni deve iniziare immediatamente».



PRONTI I PIANI PER INVADERE LA STRISCIA

Secondo fonti vicine al Governo d’Israele citate oggi sul Times of Israel, il capo di stato maggiore dell’esercito avrebbe già pronti i piani per invadere Gaza e provare a porre fine alla guerra di “razzi” in corso ormai da una settimana. I piani effettivi saranno presentati oggi all’IDF (Stato Maggiore delle Forze Armate) dopo che negli scorsi giorni la Divisione Gaza e il Comando Sud dell’IDF li hanno messi a punto: invadere la Striscia, ora spetta al Governo di Netanyahu l’ultima decisione.

Come riporta l’Adnkronos, sarebbero già pronti ulteriori truppe di terra arrivate alla spicciolata negli ultimi giorni: si tratta dei militari della Brigata Paracadutisti, della Brigata di Fanteria Golani e della 7a Brigata Corazzata. Nel frattempo altra notte infernale a Gaza City e nei centri vicino a Tel Aviv per lo scontro continuo tra razzi di Hamas e raid di Israele nei cieli della Palestina: edifici distrutti e razzi hanno portato al ferimento di altre 5 persone questa notte e Petah Tikva, nei pressi di Tel Aviv, mentre il Ministero della Sanità palestinese comunica il bilancio attuale che recita 69 morti, tra cui 13 minori, e 388 feriti. Questa mattina il Governo di Gerusalemme ha annunciato la deviazione di tutti i voli in arrivo a Tel Aviv proprio a causa dei continui lanci di razzi dalla Striscia.



RAZZO DA GAZA: UCCISO BIMBO EBREO DI 6 ANNI

Si susseguono le pessime notizie da Israele, dove una salva di razzi sparati da Gaza si è abbattuta sulla porzione meridionale del Paese, con particolare riferimento all’area di Ashkelon, come riferito dalle fonti di informazione territoriali. Il bilancio aggiornato dei palestinesi uccisi è di 53 persone, fra cui 14 minori e tre donne. Dramma, poi, a Sderot, in Israele, dove uno dei razzi lanciati ha raggiunto e ucciso un bambino di soli sei anni.

Come annunciato inoltre dall’esercito israeliano e riportato in Italia da Tgcom24, è stato “colpito un edificio di 14 piani nel sud della Striscia di Gaza. Secondo il portavoce militare la struttura ospitava gli uffici dell’intelligence di Hamas e infrastrutture usate dall’organizzazione terroristica per comunicare informazioni tattico-militari. Il portavoce ha detto che l’esercito ha avvertito con buon anticipo i civili di abbandonare l’edificio”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)

GUERRA ISRAELE, INFERNO A GAZA

L’esercito di Israele ha annunciato questo pomeriggio di aver «simultaneamente eliminati a Gaza e Khan Yunis, nel nord della Striscia di Gaza, al termine di una operazione complessa e prima nel suo genere»: i comandanti colpiti ed eliminati dall’aviazione israeliana sono «uomini chiave dello ‘Staff generale’ di Hamas e considerati vicini al capo dell’ala militare dell’organizzazione Mohammed Deif», rilevano le fonti ufficiali dell’esercito. La guerra continua e così Netanyahu ha disposto la chiusura delle scuole per almeno una settimana nel centro e al sud di Israele, temendo la continua pioggia di razzi in arrivo dalla Striscia di Gaza (quelli che non riesce l’Iron Dome a bloccare sul nascere); Hamas ha affermato di averne lanciati 130 come reazione alla demolizione della torre di al-Shourouk, un palazzo di dieci piani a Gaza City – di fatto il terzo edificio distrutto dai raid di Gerusalemme – e all’uccisione di alcuni importanti dirigenti militari. Il bilancio delle vittime sale purtroppo: almeno 5 decessi ufficiali tra le file di Israele, almeno 53 i palestinesi che hanno perso la vita i raid. Le tensioni su Gaza non sono però le uniche, dato che sono ripresi gli scontri sulla Spianata delle Moschee e soprattutto lo scontro militare in Cisgiordania: stando all’agenzia di stampa WAFA, nel campo profughi al-Fawar (Hebron) ci sono stati scontri fra gli abitanti e reparti dell’esercito, ed un giovane è rimasto ucciso. «Ho parlato con il sindaco di Lod ,Yair Revivo e l’ho aggiornato sulla decisione di rafforzare immediatamente la vigilanza con le forze di polizia di frontiera», spiega il ministro della Difesa Benny Gantz sui social, «Nella situazione a cui siamo arrivati dobbiamo agire con fermezza contro i criminali, raffreddare gli animi e mantenere l’ordine pubblico. In qualità di leader pubblici, abbiamo la responsabilità di calmare la situazione, ed è così che agiremo». Il Governo israeliano non ha escluso l’imposizione del coprifuoco se la situazione dovesse rimanere di alta tensione come attualmente.

LA GUERRA TOTALE TRA ISRALE E HAMAS

Non si arresta quella che ormai a tutti gli effetti è una guerra totale tra Israele e Hamas: non è più solo lo scontro sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme (per lo sgombero di alcune famiglie palestinesi da alcuni quartieri di Gerusalemme Est), è ormai una sfida a cielo aperto con razzi, bombe, droni e purtroppo già decine di vittime anche civili. Nella notte una pioggia di 130 missili lanciati dalla Striscia di Gaza sulla parte centrale d’Israele ha colpiti obiettivi a Tel Aviv e Bnei Brak, mentre ieri sera un edificio intero era stato colpito e distrutto a Gaza dai raid dell’aviazione israeliana. Nella notte poi Il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato lo stato di emergenza nella città araba ed ebraica di Lod, teatro di disordini diffusi e violenti, con il ministro della polizia Amir Ohana che ha spiegato come userà la sua autorità per attuare gli ordini. Di fatto, questo è il primo uso di poteri di emergenza su una comunità araba in Israele dalla fine dell’amministrazione militare sugli arabi nel 1966: è quindi solo uno dei tanti segni che allarmano la comunità internazionale per l’escalation che non sembra fermarsi verso una nuova, terribile, terza “Intifada”. Sono in tutto stati 1.050 i razzi e colpi di mortaio lanciati dalla Striscia contro Israele, anche se l’85% è stato intercettato dall’avveniristico sistema di difesa “Iron Dome” in dotazione a Gerusalemme. Di contro, il movimento islamista di Hamas ha annunciato oggi il lancio di 210 razzi sul territorio israeliano da Gaza City in risposta agli attacchi di queste ultime ore.

GUERRA IN MO, PANICO NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

In tema di vittime, si segnalano purtroppo da lunedì 35 persone morte nelle operazioni israeliane di cui 12 civili; lo Stato d’Israele ha invece ucciso almeno 4 dirigenti di Hamas mentre ha subito perdite tra civili nella “pioggia” di razzi su diverse città israeliane. Nel frattempo, nuovi disordini si sono registrati sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme con l’arresto di 7 palestinesi per lancio di pietre contro fedeli ebrei dediti alla preghiera. «Noto con profonda preoccupazione l’escalation della violenza in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, così come dentro e intorno a Gaza, e la possibile commissione di crimini ai sensi dello Statuto di Roma», ha scritto sui social la Procuratrice capo della Corte penale internazionale Fatou Bensouda. Convocato ancora d’urgenza oggi il Consiglio di Sicurezza Onu per provare a capire quali misure intraprendere per fermare la guerra totale in corso ancora una volta in Medio Oriente.