Dopo una brusca interruzione nei giorni scorsi – largamente attesa e temuta dalla maggior parte degli osservatori internazionali – sembra che al Cairo siano ripresi i negoziati per un cessate il fuoco e per la pace tra Israele e Hamas: questo l’ultimo passo di una guerra che continua ormai da sette mesi esatti e che dovrebbe portare al rilascio degli ultimi ostaggi da parte dei terroristi palestinesi, in cambio della liberazione dei loro prigionieri arrestati dallo Stato Ebraico. Inoltre, attorno ai negoziati c’era una grande attesa perché siglare un accordo nei giorni scorsi avrebbe tardato (ma non annullato) la missione di Israele nella città di Rafah per colpire l’ultimo battaglione rimasto ad Hamas.



Due giorni un accordo sembrava impossibile e il passo indietro da parte dei negoziatori ha causato una piccola escalation verso quella città in cui oggi si trovano tutti i profughi palestinesi scappati dal nord della Striscia e impossibilitati a lasciare il piccolissimo territorio palestinese. A dare la notizia della ripresa dei negoziati tra Israele e Hamas è stata l’emittente egiziana Al Qahera che parla di un “consenso tra tutte le parti” per siglare l’accordo promosso dall’Egitto, in presenza anche degli Stati Uniti e del Qatar.



Israele-Hamas: mentre i negoziati riprendono, la situazione attorno a Rafah si scalda

Come vi dicevamo poco fa, però, la brusca interruzione dei negoziati nei giorni scorsi ha causato tutta una serie di conseguenze che ora potrebbero tardare o rendere impossibile l’accordo tra Israele e Hamas, con i terroristi che speravano di guadagnare tempo con gli scambi ostaggi-prigionieri per riorganizzare le sue linee. Subito dopo il fallimento dell’ultimo accordo, l’Idf ha ordinato l’evacuazione di alcune aree di Rafah, distribuendo volantini per aiutare i civili palestinesi a raggiungere aree sicure e che saranno ignorate dagli scontri. Attualmente non è chiaro in che posizione di trovi Israele e come stia reagendo Hamas, con alcuni testimoni palestinesi che al Guardian raccontano di scontri nella periferia di Rafah e l’Idf che parla di operazioni militari per “smantellare le infrastrutture [dei terroristi] in specifiche aree di Rafah est”.



Un’altra notizia certa è che subito dopo l’interruzione dei negoziati, intuendo che l’aria sarebbe cambiata velocemente, l’Egitto ha deciso di posizionare alcuni blocchi di cemento dal lato egiziano del valico di Rafah, temendo che in poche ore tutti i civili palestinesi si sarebbero riversati sul territorio egiziano. Dal conto loro, i vertici di Hamas non hanno parlato del valico, mentre Israele in mattinata ha dichiarato di aver aperto il suo gemello di Kerem Shalom – poco più a sud e gestito da Tel Aviv – e di aver già fatto passare i primi camion di aiuti umanitari: notizia smentita parzialmente dall’agenzia Unrwa che non ha ancora ricevuto nulla.