GUERRA ISRAELE-HAMAS: SCHOLZ CONTRARIO AL CESSATE IL FUOCO A GAZA
Continua la guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, mentre tra i leader mondiali si lavora sempre di più ad una possibile soluzione tra i due contendenti e si cercano, soprattutto, soluzioni per far evacuare in sicurezza i civili dai territori palestinesi e per liberare i numerosi ostaggi. Tra le alternative, gli USA hanno proposto un temporaneo cessate il fuoco, aprendo una via per ostaggi e civili.
L’ipotesi di cessare il fuoco tra Israele e Hamas per liberare gli ostaggi, però, è stata criticata dal primo ministro tedesco, Olaf Scholz, nel corso di un intervento a Francoforte. “Ammetto tranquillamente”, ha spiegato ai giornalisti, “che non penso che gli appelli per un immediato cessate il fuoco o per una lunga pausa nei combattimenti, che sono poi più o meno la stessa cosa, siano giusti. Perché questo significherebbe per Israele lasciare ad Hamas la possibilità di rimpiazzare o di ottenere nuovi missili“.s (Agg di Lorenzo Drigo)
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Se ormai i fronti di guerra tra Israele e Hamas possono considerarsi anche fuori da Gaza City – dal fronte in Libano con Hezbollah alle milizie pro-Hamas in Siria fino agli scontri con numerosi morti ormai in Cisgiordania tra esercito israeliano, coloni e palestinesi – è comunque la Striscia il campo di battaglia principale dove si consumano le tragedie maggiori per i civili. Ancora raid e bombardamenti nella notte, sia contro le postazioni di Hamas sia verso il fuori della Striscia, schermati però quasi tutti dal sistema di difesa Iron Dome.
Il portavoce dell’Idf, Daniel Hagari, ha dichiarato ieri nel briefing serale sulla guerra in Medio Oriente che nelle ultime ore «è stata pubblicata la falsa notizia che stiamo circondando l’ospedale Al Shifa e che lo stiamo attaccando. È falso. Stiamo combattendo con terroristi che scelgono di combattere proprio accanto all’ospedale». Stamane invece il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) ha annunciato che in un bombardamento contro la sua sede a Gaza City ha prodotto «un numero significativo di morti e feriti. I civili, le infrastrutture civili e l’inviolabilità dei locali delle Nazioni Unite devono essere rispettati e protetti in ogni momento». Sempre oggi Israele dà seguito all’accordo siglato a più riprese con Qatar, Turchia, Egitto e Stati Uniti, aprendo un nuovo corridoio umanitario nel nord della Striscia di Gaza per consentire ai civili palestinesi di evacuare verso sud: «la strada Salah a-Din sarà aperta ai movimenti in direzione sud per un totale di sette ore, tra le 9 e le 16 locali» indica il portavoce in lingua araba dell’Idf, il tenente colonnello Avichay Adraee.
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Nel frattempo, mentre aerei di guerra di Israele hanno bombardato le infrastrutture terroristiche filo-Hamas in Siria, a seguito dell’attacco giunto ieri da quell’area verso la parte del Golan annessa a Israele, è tornato a parlare il Premier Bibi Netanyahu in merito alla perdita ormai del controllo di Hamas di tutta l’area nord di Gaza. «Nessuna pressione internazionale, nessuna falsa accusa sui soldati dell’Idf e sul nostro Stato cambierà la convinzione di Israele di doversi difendere da Hamas», sottolinea il leader del Governo sempre più in calo nei sondaggi dall’inizio della guerra Israele-Hamas.
Sull’apertura quotidiana dei corridoi umanitari, Netanyahu accusa «Chi impedisce l’evacuazione dei cittadini civili di Gaza non è Israele, è Hamas. A sparare ai valichi nei corridoi umanitari non è Israele. Quindi la responsabilità per l’evacuazione dei civili non è di Israele, è di Hamas». Inoltre il Premier israeliano, in risposta all’accordo giunto settimane fa con Stati Uniti e Autorità palestinese, ribadisce la posizione contraria dello Stato ebraico: l’Anp non governerà Gaza dopo la guerra, «non consentiremo a chi non ha condannato la strage per oltre 30 giorni di controllare Gaza il giorno dopo la fine della guerra. A Gaza – ha aggiunto Netanyahu – non ci sarà un’autorità civile che educa al terrorismo e paga stipendi ai terroristi e l’esercito continuerà a mantenere il controllo». Si è tenuto intanto ieri a Riad (Arabia Saudita), riuniti dal principe ereditario Bin Salman, il vertice di tutti i leader dei Paesi arabi per discutere della guerra fra Israele e Hamas che infiamma l’intero Medio Oriente: i leader arabi hanno respinto l’argomentazione di “autodifesa” di Israele nella Striscia di Gaza e hanno continuato a chiedere l’immediata sospensione delle operazioni militari dello Stato ebraico. Con posizione autorevole all’interno della Lega Araba, il Premier iraniano Raisi (con kefiah palestinese addosso) ha invocato lo stop alla guerra, pena un’escalation su ampio raggio che coinvolga l’intero Occidente: «baciamo le mani ad Hamas per la sua resistenza, l’unica soluzione è cancellare i sionisti», ha detto Raisi, mentre il leader degli Hezbollah Nasrallah ha richiamato l’appello a tutto il mondo arabo di unirsi all’Iran e ad Hamas per combattere la guerra contro il «nemico sionista e americano».