Bufera in Israele: Benjamin Netanyahu incriminato per corruzione, abuso di fiducia e frode, mentre Benny Gantz rinuncia a formare il Governo. Partiamo dal premier uscente, che ha denunciato «un tentato golpe contro il primo ministro»: il leader del Likud ha respinto al mittente le accuse ed ha messo nel mirino il sistema giudiziario del Paese. Le inchieste che riguardano Netanyahu sono tre: il caso 1000 è legato a regali facoltosi ricevuti da uomini d’affari; il caso 2000 è legato ai rapporti con l’editore Ahronot Arnon Mozes; il caso 4000, invece, è legato all’affaire Bezez-Walla, in cui viene accusato anche di corruzione. «La decisione è stata presa sulla base di considerazioni legali e di prove, nessun’altra considerazione mi ha influenzato», il commento del procuratore Mandelblit. Attesi aggiornamenti nel corso dei prossimi giorni, ma il presidente uscente non ha dubbi: si tratta di un colpo di stato architettato contro di lui.
ISRAELE: NETANYAHU INCRIMATO, GANTZ RINUNCIA A FORMARE GOVERNO
Ma, come dicevamo, l’incriminazione di Netanyahu non è l’unica situazione degna di nota in Israele. Benny Gantz, leader centrista di Blu-Bianco, ha rinunciato a formare il Governo: ora toccherà al Parlamento israeliano nominare un nuovo primo ministro. I 61 deputati del Knesset avranno a disposizione 21 giorni: in caso di fumata nera, si ritornerà ad elezioni. «Questo è un tempo di oscurità senza precedenti nella storia del Paese», le parole del presidente Reuven Rivlin, che ha mandato un messaggio ai vari partiti: «In questi 21 giorni non ci devono essere blocchi: ognuno dei parlamentari dovrà interrogare la propria coscienza e chiedersi qual è il suo dovere per lo Stato di Israele». Non sono mancati i botta e risposta tra i leader di Likud e di Blu-Bianco, con Gantz che ha affermato: «Netanyahu conduce una campagna di odio e di incitamento».