TERREMOTO NEL GOVERNO ISRAELE: NETANYAHU SILURA RONEN BAR E LANCIA DURISSIMA ACCUSA CONTRO ARGAMAN
Potrebbe sembrare una vicenda interna di “poco conto” ma nel complesso di una guerra così ampia in Medio Oriente tra Israele e i “satelliti” alleati dell’Iran, scatenare un terremoto così imponente all’interno dei propri servizi segreti è qualcosa di tutt’altro che raccomandabile per Israele. E invece nella serata di domenica 16 marzo 2025 arriva l’annuncio in video diretta nazionale della decisione presa dal Premier israeliano e capo del gabinetto di guerra Benjamin Netanyahu.
«Non ho più la fiducia in Ronen Bar», il capo dello Shin Bet (ovvero l’agenzia di intelligence per gli affari interni di Israele, mentre il Mossad è di fatto la “Cia” israeliana) che già aveva preso il posto di Nadav Argaman dopo l’inizio della guerra con Hamas.
«Siamo in una guerra su 7 fronti che minaccia la nostra esistenza», ha spiegato Netanyahu nel video messaggio lanciato alla nazione in serata, sottolineando come proprio in questo contesto è fondamentale la piena fiducia e collaborazione tra Governo, 007 e forze dell’ordine e di sicurezza. La situazione è purtroppo all’opposto, lamenta il Premier: «nutro una continua sfiducia nei confronti del Capo dello Shin Bet. Una sfiducia che è cresciuta nel tempo».
È per questo motivo che Netanyahu ha deciso di licenziare direttamente Ronan Bar, sottoponendo e avviando l’iter previsto dalla legge con la proposta del Governo in Parlamento: il leader ringrazia il lavoro e lo sforzo quotidiano delle centinaia di agenti e operatori dello Shin Bet, ma non per questo viene fatto salvo il rapporto ormai deteriorato da mesi con Bar. L’agenzia va ristrutturata per porre le basi a intercettare ed evitare i prossimi «disastri» e minacce in arrivo dall’esterno.
In tutto questo, il “siluramento” di Bar avviene lo stesso giorno in cui Netanyahu stesso ha denunciato alla polizia di Tel Aviv l’ex capo dell’intelligence che guidava lo Shin Bet durante l’attacco del 7 ottobre 2023. Argaman sarebbe accusato al momento di ricatto contro il Governo e minaccia di divulgazione di informazioni segrete redatte dal suo lavoro da n.1 degli 007 israeliani negli scorsi mesi: una denuncia che è parsa quasi obbligata dopo l’intervista recente dello stesso ex responsabile dello Shin Bet in merito al possedimento di alcune informazioni segrete su Netanyahu che potrebbero essere rivelate qualora il Premier agisse «contro la legge».
OPPOSIZIONI CONTRO NETANYAHU. INTANTO È SCONTRO USA-HAMAS SUL PIANO DI PACE…
Secondo il Capo del Governo in Israele, le dichiarazioni e il “guanto di sfida” lanciate da Argaman sono inaccettabili e meritorie di denuncia immediata: Netanyahu lamenta contro l’ex capo dello Shin Bet un atteggiamento «mafioso e ricattatorio» e chiede di far partire un’inchiesta immediata, cosa del resto subito avvenuta con l’apertura del fascicolo di indagine a Tel Aviv.
È difficile pensare che i due episodi non abbiano legame comune, specie perché avvenuti nel medesimo giorno: come se Netanyahu fosse decisamente insoddisfatto dell’operato di Bar come successore di Argaman, non solo per l’andamento della guerra ma anche per quanto sostenuto in questi giorni dall’ex responsabile dell’agenzia. Secondo l’ex Ministro della Difesa, dimissionario per contrasti con il Premier, il licenziamento del n.1 dello Shin Bet è un vero colpo «contro la sicurezza di Israele».
Per Benny Gantz, attuale leader dell’opposizione anti-Netanyahu, è sensata l’accusa di Liberman che ritiene la guerra contro lo Shin Bet significativa per il grado anti-democratico del leader del gabinetto anti-guerra, «se avesse combattuto Hamas così come contrasta ora l’agenzia, l’olocausto del 7 ottobre lo avremmo impedito».
Tutto questo mentre il tema del piano di pace presentato da Trump ad Hamas resta al centro delle dinamiche e dei “tormenti” della comunità internazionale: come ha detto oggi l’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff, in merito all’evoluzione dei rapporti con la sigla terroristica palestinese, «è inaccettabile del tutto la risposta data da Hamas», ovvero la liberazione degli ostaggi a Gaza in cambio dell’avvio della seconda fase della tregua (che significherebbe anche il ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza).
I missili contro gli Houthi in Yemen (e la risposta di stasera delle milizie islamiste filo-iraniane che hanno colpito la portaerei Usa Newman, ndr) sono tutt’altro che scissi alla guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas, conclude Witkoff: «dovrebbe farci capire dove ci troviamo riguardo al terrorismo e il nostro livello di tolleranza per le azioni terroristiche», è il monito degli Stati Uniti che così “incoraggiano” Hamas a diventare «molto più ragionevoli».