Mentre soffia il fuoco dello scontro tra raid e razzi nei cieli di Israele, a Gerusalemme è crollata una tribuna di una sinagoga di Givat Ze’ev, in un insediamento in Cisgiordania: circa 132 persone sono rimaste ferite (di cui 5 gravi) con purtroppo anche 2 vittime. L’incidente è avvenuto mentre Israele celebra la festa di Shavuot e ancora non è chiaro se vi siano elementi per considerarlo un atto volontario e doloso (per il momento viene escluso): secondo The Times of Israel erano oltre 600 i fedeli all’interno della sinagoga quando la tribuna ha ceduto di schianto, ma non vi sarebbero al momento persone intrappolate sotto le macerie. A livello diplomatico invece è scontro totale al Consiglio di Sicurezza dell’Onu convocato oggi pomeriggio: gli Stati Uniti con l’ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield annunciano «Il prezzo umano di quest’ultima settimana è stato devastante, l’attuale ciclo di violenza deve finire, Washington sta lavorando instancabilmente attraverso i canali diplomatici per la fine delle ostilità tra israeliani e palestinesi».
Il Ministro degli Esteri palestinese Riad Al Malki ha invece attaccato a muso duro Israele per le violenze in corso sulla Striscia di Gaza «sta commettendo crimini di guerra e crimini contro l’umanità, alcuni non vogliono usare queste parole, ma sanno che sono vere. Ricordatevi che ogni volta che Israele sente un leader straniero parlare del suo diritto di difendersi, è ulteriormente incoraggiato a continuare ad uccidere intere famiglie nel sonno. Quanti civili palestinesi uccisi sono abbastanza per avere una condanna? Qual è la soglia per l’indignazione?». La replica arriva diretta dal suo omologo, l’ambasciatore israeliano presso l’Onu Gilad Erdan «Hamas ha premeditato una guerra contro Israele con l’obiettivo di conquistare il potere in Cisgiordania, Hamas ha scelto di enfatizzare le tensioni, usate come pretesto, per cominciare questa guerra».
APPELLO ONU: “CESSATE IL FUOCO SUBITO!”
«L’operazione a Gaza richiederà ancora tempo»: così ha spiegato il Premier Benyamin Netanyahu dopo gli ultimi violenti scontri avvenuti sulla Striscia, con un raid di Israele che ha colpito ancora la città controllata da Hamas provocando altri morti e feriti. Sono in tutto 33 le vittime oggi, di cui 12 donne e 8 bambini secondo le fonti del Ministero della Sanità palestinese: intanto almeno 6 israeliani sono stati travolti e feriti da un’auto guidata da un palestinese nel rione di Sheikh Jarrah a Gerualemme est, dove nelle ultime settimane gli scontri tra le due fazioni si sono fatti sempre più pesanti.
Prosegue intanto la pioggia di razzi da Gaza verso gli obiettivi israeliani, su tutti Tel Aviv e Beer Sheva: «Quest’ultimo ciclo di violenza perpetua i cicli di morte, distruzione e disperazione e spinge più lontano ogni speranza di coesistenza e pace. L’Onu sta attivamente coinvolgendo tutte le parti verso un cessate il fuoco immediato», così il segretario generale Antonio Guterres aprendo la riunione del Consiglio di Sicurezza sullo scontro Israele-Gaza, «le attuali ostilità sono assolutamente spaventose. I combattimenti devono fermarsi immediatamente. Razzi e mortai da una parte, bombardamenti aerei e di artiglieria dall’altra devono cessare – ha concluso – Mi appello a tutte le parti affinché prestino attenzione a questa richiesta». Importante l’appello giunto da Roma durante il Regina Coeli anche da Papa Francesco, contro le guerre e le violenze di questi giorni: «Mi chiedo: l’odio e la vendetta dove porteranno? Davvero pensiamo di costruire la pace distruggendo l’altro? In nome di Dio, faccio appello alla calma, e a chi ne ha la responsabilità di far cessare il frastuono delle armi, di percorrere l’avvio della pace, anche con l’aiuto della comunità internazionale. Preghiamo perché possano trovare la strada del dialogo e del perdono».
7 GIORNI DI GUERRA IN ISRAELE
E anche la settima notte di combattimenti tra Israele e Hamas si conclude con danni, vittime e diplomazie fallite in un’escalation che non sembra vedere la fine in fondo al tunnel: la guerra in Medio Oriente come ormai tristemente noto, non è più solo sulla Spianata delle Moschee e sugli sgomberi di Israele di alcune famiglie palestinesi e arabe da Gerusalemme Est, è ormai una guerra totale con la Striscia di Gaza pienamente protagonista.
Dalla città controllata da Hamas sono giunti in tutto 2.900 razzi diretti contro le città israeliane: di questi, spiega l’esercito di Netanyahu, «450 non hanno superato il territorio della Striscia di Gaza per difetti di fabbricazione o di lancio e altri 1.150 sono stati intercettati dal sistema di difesa contraerea israeliano Iron Dome». Nelle sole ultime 24 ore però Israele ha colpito in reazione circa 90 obiettivi di Hamas e della frangia Jihad Islamica: il bilancio delle vittime è ancora pesantissimo soprattutto sul fronte palestinese, 144 i morti civili (di cui 37 sono bambini) e 9 quelli israeliani secondo le rispettive fonti dei Ministeri della Salute palestinesi e israeliane. L’esercito di Tel Aviv accusa poi Hamas «di nascondersi tra i civili mentre effettua attacchi contro Israele. Questa scelta non garantisce ai terroristi di Hamas l’immunità dagli attacchi dell’esercito israeliano. Continueremo a operare per difendere il popolo di Israele».
OGGI NUOVO CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU
Ieri il raid lanciato dalle forze militari ebraiche ha distrutto la torre Al Jalaa a Gaza city dove risiedevano le sedi di Al Jazeera e Associated Press, ritenuto un luogo dove venivano raccolte informazioni «per gli attacchi contro Israele» (fanno sapere dall’esercito israeliano sui social): le forze di Tel Aviv avevano avvertito per tempo dei raid e così l’edificio era stato evacuato, questo però non ha impedito una forte reazione internazionale che punta il dito contro la brutalità degli interventi di Israele. «La sicurezza dei media è una responsabilità essenziale», ha fatto sapere in una nota la Presidente degli Stati Uniti d’America, «Sconvolti e inorriditi» è invece il commento della AP dopo l’attacco a Gaza City. In risposta il Premier Netanyahu ha fatto sapere che «mentre Hamas colpisce intere città in Israele, Israele si sforza al massimo di non colpire a Gaza persone non coinvolte nei combattimenti», con le operazioni militari che proseguiranno «per quanto necessario» escludendo dunque per ora l’ipotesi di cessate il fuoco. Nel pomeriggio è convocato ancora il consiglio di sicurezza dell’Onu, questa volta però non più a porte chiuse con attesa importante per quanto la diplomazia internazionale riuscirà a partorire dopo una settimana di combattimenti e guerra civile in Medio Oriente. Nel frattempo, è giunto a Tel Aviv l’inviato degli Stati Uniti Hady Amr per i colloqui tesi a raggiungere una de-escalation tra Israele e palestinesi nella Striscia di Gaza. Preoccupazione forte anche dal mondo cattolico presente in Terra Santa: il Patriarcato Latino con il custode Patriarca Pierbattista Pizzaballa ha spiegato in una recente intervista a “Oasis” che l’ultima escalation di guerra è ancora più inutile e dannosa delle precedenti, «All’interno dell’Autorità palestinese, Hamas vuole diventare il paladino della resistenza. E anche alla destra israeliana fa comodo questa escalation. Non voglio pensare che tutto questo sia stato intenzionale, ma la tensione ricompatta il fronte politico israeliano e dunque cambia le carte in tavola […] quando la politica si mischia con la religione è più difficile arrivare a un compromesso».