Con una mossa che è destinata a provocare non poche critiche ed opposizioni, nella serata di ieri Israele ha deciso di sanzionare il quotidiano di sinistra Haaretz chiedendo anche – secondo quanto riferisce il Guardian – ai funzionari governativi di boicottarne le pubblicazioni evitando di condividerne gli articoli sulle proprie pagine social e siti web istituzionali: una mossa che ha immediatamente aperto a feroci critiche contro il premier Netanyahu accusato – specialmente dallo stesso Haaretz – di star minando i fondamenti della libertà democratica danneggiando le voci contrarie al suo operato governativo.
Tornando un attimo indietro, è bene precisare che Netanyahu è attualmente alla guida del governo più di destra che abbia ottenuto il potere in Israele, mentre il quotidiano sanzionato è una delle principali voci di sinistra del paese: più volte – e a maggior ragione dopo lo scoppio della guerra a Gaza – sulle pagine del giornale sono state pubblicate feroci critiche contro il governo che gli sono valse in pochissimo tempo l’odio dello stesso premier.
Già lo scorso anno era stata proposta – e in quell’occasione cestinata anche grazie all’intervento della Federazione Internazionale dei Giornalisti – una proposta interna per interrompere i legami tra il governo e Haaretz citando una presunta “propaganda disfattista e falsa in tempo di guerra”; mentre a maggio di quest’anno Netanyahu aveva dato notizia sui suoi profili social di aver ordinato la chiusura degli uffici e delle sedi israeliane del quotidiano Al Jazeera ritendolo una “minaccia per la sicurezza nazionale”.
Israele chiede di boicottare Haaretz: “Non finanzieremo pubblicazioni che incitano all’odio contro lo Stato”
Tornando al presente, con la risoluzione governativa approvata ieri con l’unanimità dei voti il governo di Tel Aviv ha di fatto interrotto ogni forma di finanziameto diretto o indiretto ad Haaretz sottolineando che seppur “noi sosteniamo la libertà di stampa e di espressione” al contempo “possiamo anche decidere di non finanziare l’incitamento contro lo Stato di Israele” arrivando addirittura a “chiedere l’imposizione di sanzioni contro di esso e sostenendo i nemici dello Stato nel mezzo di una guerra”.
La cosiddetta ‘goccia che ha fatto traboccare il vaso’ sarebbe stato un recente intervento da parte dell’editore di Haaretz Amos Schocken che ha accusato il governo di aver instaurato “un crudele apartheid della popolazione palestinese” perseguendo “i combattenti per la libertà (..) che chiama terroristi”; precisando poi – dopo le ovvie critiche – che con le sue parole non si riferiva certamente ai combattenti di Hamas ma al popolo palestinese che da sempre chiede la fine dell’oppressione.
Dopo la risoluzione di ieri, in una dichiarazione Haaretz ha criticato nuovamente Netanyahu accusandolo – dicevamo già prima – di star “smantellare la democrazia israeliana” seguendo l’esempio dei “suoi amici Putin, Erdoğan e Orbán (..) per mettere a tacere un giornale critico e indipendente“, promettendo poi che anche senza finanziamenti “non ci tiretemo indietro e non ci trasformeremo in un opuscolo governativo che pubblica messaggi approvati”.