Si moltiplicano a Gerusalemme i casi di cristiani perseguitati, in particolare suore e preti, ad opera di ebrei ultraortodossi. Tanto che un giornalista del canale tv israeliano Channel 13, Yossi Eli, si è travestito da francescano per vivere un giorno da frate nella città santa. Munito di telecamera nascosta, accompagnato da un vero francescano, si è addentrato tra le vie della città vecchia, ripercorrendo gli itinerari che ogni giorni decine di religiosi cristiani seguono per arrivare al Sepolcro o ai rispettivi conventi. Già cinque minuti dopo la sua uscita dal convento di San Salvatore, è stato raggiunto da uno sputo. Nelle ore successive ha collezionato altri sputi e insulti, anche da militari e persino un bambino. Il reportage televisivo, come ricostruito dall’Avvenire, mostra gli episodi di intolleranza anticristiana e di vandalismo che negli ultimi mesi si sono verificati in Israele.



Molti di questi hanno anche avuto eco internazionale, come lo sfregio ad una statua del Cristo da parte di un estremista ebreo nella chiesa del convento francescano della Flagellazione, il graffito con lo slogan “morte ai cristiani” sul muro di un convento armeno, la devastazione di una sala parrocchiale in Galilea, l’attacco ai pellegrini evangelici che pregavano all’aperto da parte di ultraortodossi e ultranazionalisti. Ma questi sono solo gli episodi eclatanti, ve ne sono molti altri che sono all’ordine del giorno. Nella maggior parte dei casi non si procede con le denunce, perché è impossibile riuscire a identificare gli autori. Inoltre, i religiosi e le religiose, essendo in molti casi stranieri, temono di perdere il permesso di soggiorno in Israele.



PRESIDENTE ISRAELE “CRISTIANI PERSEGUITATI? FENOMENO GRAVE”

La persecuzione dei cristiani preoccupa i più alti vertici di Israele, infatti il presidente Yitzhak Herzog durante un evento pubblico recente ha voluto «condannare fermamente la violenza, in tutte le sue forme, compiuta ad opera di un piccolo gruppo di estremisti contro i luoghi santi della fede cristiana, e contro il clero cristiano in Israele in generale, e a Gerusalemme in particolare. Ciò include sputi e profanazione di tombe e chiese. Un fenomeno grave (…), un male perverso e una totale vergogna per noi come società e come Paese». Si tratta comunque di un fenomeno con radici storiche. Secondo alcuni studiosi, l’abitudine degli ebrei di sputare contro i gentili, i cosiddetti non ebrei, in segno di disprezzo e per allottare da sé l’impurità risalirebbe all’epoca delle crociate. Era un segno di disprezzo e di coraggio contro l’oppressore.



Il reportage del giornalista, dopo la sua messa in onda, ha avuto ampia eco sui media in Israele, infatti alcuni esponenti del parlamento si sono detti disponibili a incontrare i leader cristiani per aprire un dialogo. «Se abbiamo in mente un Dio che vuole distruggere tutto ciò che non è perfettamente ortodosso, saremo portati a fare questo e a insegnarlo ai bambini. Ma se conosciamo un Dio che è misericordia, che è addirittura disposto ad accettare su di sé gli sputi dell’uomo per amore, allora comincia una pagina nuova», dichiara, come riportato dall’Avvenire, fra Matteo Munari, dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.