“Il 7 ottobre passerà alla storia come il giorno in cui è crollato il mito dell’esercito israeliano come forza invincibile”: a dirlo è Michael Walzer, cattedra a Princeton e teorico della “guerra giusta”, che fin dai primi istanti dell’attacco senza precedenti di Hamas sul territorio israeliano, con l’uccisione di centinaia di cittadini civili, non ha mai staccato lo sguardo dalla tv. Mentre il primo ministro, Benjamin Netanyahu, ordina raid sulla Striscia di Gaza, dove sono migliaia i feriti e centinaia i morti, il professore racconta a Libero il proprio punto di vista su ciò che sta accadendo.



“È ancora presto per capire bene ciò che effettivamente stia accadendo. Più guardo le immagini dello scempio compiuto da Hamas e più non riesco a trovare una ragione del totale fallimento dello Shin-Bet (l’agenzia d’intelligence per gli affari interni, ndr). Un attacco di questo tipo, come stanno spiegando in queste ore gli esperti, richiede una lunga e meticolosa preparazione. Continuo a chiedermi come possa essere stato possibile non averne avuto il benché minimo sentore”. Una sorpresa, dunque, per Israele, come cinquant’anni fa, quando il Paese è stato colto di sorpresa dalla guerra dello Yom Kippur: “È proprio in vista di una tale ricorrenza che sarebbe stato necessario mettere in campo tutti gli strumenti indispensabili, per evitare di mandare in replica la storia, come purtroppo è successo”. 



Israele, Walzer: “Israele deve mettere in sicurezza il Paese”

Un totale fallimento dell’intelligence israeliana, forse: al di là delle responsabilità, la guerra tra Israele e Hamas è ormai realtà. Michael Walzer, a Libero, prosegue: “I problemi sul tappeto sono tanti sia di ordine militare, che sono quelli che richiedono una risposta immediata, sia di carattere politico. In primo luogo, è urgente mettere in sicurezza il Paese, scacciando i terroristi. In tal senso, le informazioni che abbiamo sono molto confuse. La qual cosa aumenta le mie preoccupazioni su ciò che potrebbe ancora accadere nelle prossime ore anche nel Nord. Israele sta pagando a caro prezzo i gravi errori commessi negli ultimi anni in termini di strategia politico-militare. Ha impiegato gran parte dell’esercito in Cisgiordania in difesa dei coloni infuriati, dimenticando clamorosamente di impegnare forze e capacità nella protezione dei confini”.



Ci si chiede poi quale sia il ruolo dell’Iran in tutta questa storia. Per Walzer, il Paese potrebbe essere “politicamente coinvolto in questa operazione probabilmente attraverso gli Hezbollah. L’obiettivo di Teheran è chiaro ed è quello di impedire che Israele e Arabia Saudita chiudano definitivamente un accordo che, di fatto, romperebbe l’isolamento di Israele in un Medio Oriente destinato ad avere una funzione rilevante anche nella costruzione di un nuovo ordine mondiale. Di qui l’importanza che Israele riceva aiuti e solidarietà con maggiore convinzione sia dagli Stati Uniti che dall’Unione europea“.