Alcuni media di Israele nelle ultime ore stanno rendendo noti dei dettagli sugli assalti violenti e sanguinari di Hamas, mettendo tra le altre cose in crisi la narrazione dei terroristi sull’ospedale bersagliato dall’esercito israeliano in cui sarebbero morte più di 470 persone. Non sono state rese note le effettive fonti di queste notizie, ma sembra che si tratti di persone vicine all’esercito di Tel Aviv che da ormai 13 giorni sta cercando di contenere la minaccia terroristica.
Particolarmente interessante tra queste rivelazioni fatte dai media di Israele è quella che riguarda il giorno dell’assalto da parte di Hamas, ovvero il 7 ottobre. Da alcune analisi, infatti, è emerso che molti tra i terroristi uccisi durante l’assalto avessero assunto Captagon, ovvero una droga surrogata della cocaina, trovata anche su alcuni prigionieri. La “cocaina dei poveri” ha il principale effetto di rendere euforici, sopprimendo l’appetito e rendendo chi la assume indifferente dalle azioni che compie. Inoltre, la droga assunta dai terroristi di Hamas per assaltare Israele sarebbe la stessa utilizzata anche dall’ISIS prima degli attentati o delle tristemente famose decapitazioni dei prigionieri.
Israele contro la narrazione di Hamas sull’ospedale di Gaza
Tra le tante nuove notizie che emergono sul confitto a Gaza, recentemente su Twitter l’ambasciatore di Israele a Roma ha condiviso una mappa della Striscia con un centinaio abbondante di pallini rossi disegnati sopra. Questi, secondo il suo racconto, sarebbero tutti i razzi lanciati dai terroristi negli ultimi 13 giorni che hanno fatto cilecca, sbagliando traiettoria e ricadendo proprio all’intero del territorio palestinese.
Tra questi razzi di Hamas diretti verso Israele che hanno fallito, alcuni sono caduti anche in prossimità di scuole e moschee, oltre che, secondo le fonti ufficiali israeliane, anche dell’ospedale di Gaza. Ipotesi, questa, che smentirebbe la versione dei terroristi secondo cui sarebbe stato l’esercito israeliano a bombardare l’ospedale e che avrebbe, dalla sua, anche alcune prove fotografiche, audio e video diffuse dal governo di Israele. Sull’incidente, comunque, l’ONU ha preferito prendere le distanze, senza dar ragione ad una o all’altra parte, ma sottolineando l’importanza di condurre indagini personali.