Benny Morris, docente e storico dell’università Ben Gurion del Negev a Beer Sheva, in Israele, ha parlato della guerra in corso contro Hamas nella Striscia di Gaza, analizzandone le ragioni e le conseguenze, oltre alle possibili soluzioni. Ritiene, infatti, che il conflitto concretamente “continuerà per anni” e arriverà fino al Qatar, perché il reale ed unico obbiettivo di Tel Aviv è quello di uccidere “ogni leader di Hamas che trova”, come avvenne dopo l’attentato a Monaco del 1972.
Complessivamente, inoltre, la popolazione di Israele, secondo Morris, è compatta “sull’obiettivo dell’offensiva”, così come neppure dagli USA arrivano segnali favorevoli ad un cessate il fuoco. “Biden”, spiega lo storico, “sta sostenendo con fermezza gli obiettivi israeliani“, e pur averno “un problema con il numero di vittime civili” sarebbero false le “voci circolate nell’ultimo mese secondo cui gli americani starebbero cercando di porre fine all’attacco israeliano”. Morris non nega, tuttavia, che attualmente in Israele Netanyahu sia ai minimi storici di gradimento, ragione per cui “è evidente che stia combattendo per la sua vita politica“, mentre “coloro che si stanno realmente occupando della guerra sono tutti professionisti militari”.
Morris: “Israele e USA devono colpire l’Iran”
Cruciale nel conflitto tra Israele e Hamas, secondo Morris, è la posizione dell’Iran, che a suo dire “ha incaricato gli Houthi di compromettere i traffici navali nel Mar Rosso, mentre hanno ordinato o consigliato a Hezbollah di aprire il fuoco lungo il confine libanese”. Inoltre, “ha giocato la propria partite nella guerra a Gaza” dato che “sono anni che Hamas ha difficoltà finanziarie”. Dal suo punto di vista Tel Aviv e gli USA “avrebbero da tempo dovuto colpire l’Iran e spero ancora che accada, perché Therana è la vera mente dietro gli attacchi” del 7 ottobre.
Il Qatar, similmente, sul conflitto tra Israele e Hamas mantiene “un ruolo molto strano” perché è il principale finanziatore dei terroristi, secondo Morris, ed ospita nel suo territorio tutti i suoi leader, ma contemporaneamente, i suoi rapporti con i terroristi palestinesi “possono tornare utili per cercare di ottenere un accordo relativo agli ostaggi”. A livello di possibili soluzioni al conflitto, lo storico Morris si dice favorevole alla soluzione dei Due stati, ovvero Israele e Palestina, pur sottolineando che “i palestinesi hanno sempre rifiutato questa formula” al quale “si aggiunge quello israeliano: Netanyahu e il suo governo non accettano la soluzione e continuano a espandere i loro insediamenti nei Territori occupati“.