I NEGOZIATI SI “SBLOCCANO”: HAMAS “ACCETTA”, ISRAELE CONTESTA LA BOZZA “È IL SOLITO TRUCCO”
Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, nelle ultime ore i negoziati sulla tregua per la guerra a Gaza hanno decisamente ripreso forza e sviluppo, anche se lo scontro fra Israele e Hamas è tutt’altro che prossimo alla risoluzione. Tutto svolta con la dichiarazione ufficiale del leader all’estero, Ismail Haniyeh, ad Al Jazeera, «accettiamo l’accordo sul cessate il fuoco». Durante il colloquio telefonico con il Premier del Qatar e il capo degli 007 egiziani, ancora il leader di Hamas spiega di aver informato i partner dell’approvazione sulla proposta «riguardante l’accordo di cessate il fuoco». Secondo una ulteriore fonte di Hamas al quotidiano Ynet, ad essere accettata nella bozza di tregua sarebbe soprattutto la parte del cessate il fuoco di 6 settimane, senza però citare direttamente l’impegno sulla liberazione degli ostaggi.
A Rafah – dove nel frattempo prosegue l’evacuazione di migliaia di civili nell’area est dell’enclave a sud di Gaza – festeggiano in molti credendo che lo stop all’operazione israeliana a questo punto sia imminente: tutto però viene frenato dallo stesso Israele che fa sapere poco dopo alla comunità internazionale come si tratti del «solito trucco di Hamas». In sostanza, Israele spiega di come Hamas abbia modificato alcuni termini della bozza in 3 fasi sulla tregua a Gaza, accusando anche i mediatori egiziani di aver «unilateralmente forzato tutti i parametri in modo che Hamas fosse d’accordo». Una ulteriore fonte israeliana alla Reuters aggiunge come l’annuncio di Hamas sembra da vicino uno “stratagemma” atto a presentare Israele «come la parte che rifiuta un accordo».
In termini comunicativi, Hamas ottiene il massimo possibile: fa la parte di chi accetta le condizioni di tregua e incolpa Israele della eventuale mancata risposta positiva al negoziato. Resta da capire quale sarà il commento decisivo del Gabinetto di guerra israeliano, visto che finora hanno parlato il Ministro dell’Economia Nir Barkat (durante un evento in Italia) e l’ultradestra Ben Gvir, entrambi però non facenti parte della coalizione al Governo su questioni di guerra. Il Dipartimento di Stato Usa ha nel frattempo confermato di star esaminando la proposta di tregua accettata da Hamas, ribadendo di aver esortato Israele a non attaccare Rafah come riferito oggi pomeriggio nel colloquio tra Biden e Netanyahu. A fine serata giungono conferme dai funzionari israeliani che sostegno come la delegazione ebraica studierà comunque la proposta ma per il momento prosegue l’operazione nel sud della Striscia di Gaza a Rafah. In sintesi, serve capire la posizione che prenderà Tel Aviv e le effettive modifiche della bozza rispetto a quella approvata dalla delegazione israeliana in Egitto: in particolare, ad Israele sembra non convincere affatto due delle tre fasi previste dalla tregua, con il ritiro in blocco delle forze militari israeliane dalla Striscia e con un cessate il fuoco permanente.
AL VIA L’EVACUAZIONE DEI CIVILI DA RAFAH: ISRAELE APPROVA L’OPERAZIONE, “SCATTA TRA POCHI GIORNI”
L’operazione a Rafah potrebbe iniziare nei prossimi giorni, non appena terminerà l’evacuazione dei civili verso altre zone della Striscia di Gaza: il via libera giunto all’unanimità dal Gabinetto di guerra a guida Netanyahu pone un possibile nuovo scenario nella già complessa guerra Israele-Hamas per il futuro dell’enclave palestinese. Dopo gli ammonimenti della comunità internazionale e degli stessi Stati Uniti, lo stallo persistente nei negoziati sulla bozza di tregua presentata da Egitto e Qatar avrebbe portato il Governo israeliano a smuovere l’impasse puntando dritto alla totale eliminazione di Hamas.
L’esercito IDF ha già presentato i piani di evacuazione dei civili assiepati a Rafah (qui a fondo pagina, ndr) – nel sud della Striscia, al confine con l’Egitto – elemento imprescindibile per Israele prima di puntare all’annientamento dei miliziani islamisti in forza con Hamas: «una volta evacuata la popolazione in un’azione definita dall’Idf limitata e temporanea, l’operazione militare dovrebbe cominciare entro pochi giorni», si legge sull’ANSA da una fonte internazionale vicina al Gabinetto di guerra. L’inizio dell’evacuazione è in realtà già avvenuta con le forze militari israeliane che hanno cominciato con i quartieri orientali di Rafah, presso il confine israeliano.
Per l’Unicef uno spostamento della guerra della Striscia di Gaza a Rafah comporta dei rischi «catastrofici per i 600.000 bambini» presenti nell’enclave palestinese al confine con l’Egitto. Si stima che in tutto a Rafah vi siano 1,2 milioni di persone, la metà minori in fuga dalle altre parti della Striscia negli ultimi mesi di guerra: a Rafah nei campi profughi e nelle zone abitate vivevano prima del conflitto circa 250mila persone, a conferma di quanto questi ultimi mesi siano stati massacranti per i civili “in mezzo” al conflitto Israele-Hamas.
A RISCHIO LA TREGUA ISRAELE-HAMAS IN EGITTO: GLI SCENARI E LE PROTESTE
Il portavoce militare ha poi aggiunto che già nelle prossime ore verranno lanciati volantini nell’area est di Rafah invitando la popolazione civile «a spostarsi temporaneamente verso le aree umanitarie allargate», in previsione dell’offensiva militare pianificata a sud della Striscia. Non solo volantini, il tutto sarà affiancato da messaggini e chiamate telefoniche, oltre ad annunci sui media in arabo: «L’Idf agirà con estrema forza contro le organizzazioni terroristiche nelle vostre aree di residenza, come ha fatto finora». Chiunque si dovesse trovare vicino ad eventuali organizzazioni terroristiche, conclude il richiamo dell’esercito su X, metterebbe a rischio «la propria vita e quella della propria famiglia»,
Un grande esodo è dunque cominciato, simile a quelli già visti nelle scorse settimane mentre l’esercito di Israele avanzava da nord verso sud per rispondere agli attacchi terroristici di Hamas dello scorso 7 ottobre 2023. Secondo Hamas questa mossa di Israele porterebbe all’immediato collasso dei colloqui negoziali per la tregua finale: «La decisione israeliana di iniziare l’evacuazione della popolazione fermerà i negoziati sull’accordo, che erano progrediti bene. Eravamo vicini a un accordo», fanno sapere alcuni funzionari di Hamas al sito Walla. Per la sigla palestinese, Netanyahu si starebbe illudendo che la minaccia di una invasione nell’area di Rafah metta in qualche modo pressione ad Hamas, «Porterà solo al fallimento dei negoziati». I civili al momento non potranno attraversare il valico di Rafah in quanto l’Egitto avrebbe nuovamente bloccato la frontiera con ingenti blocchi di cemento, riportano le fonti palestinesi su Ynet News.
Per l’Associazione Nazionale Palestinese l’inizio dell’operazione a Rafah porterà Israele a commettere «il più grave crimine di genocidio», tuona il portavoce Anp Nabil Abu Rudeineh. I palestinesi chiedono agli Stati Uniti direttamente di intervenire per fermare l’offensiva di Israele prima che sia troppo tardi. In merito al fallimento eventuale del giro di negoziati in Egitto, dopo lo stallo degli ultimi giorni legato alla poca tempestività di Hamas, è Israele a prendere netta posizione con i funzionari del Gabinetto che fanno sapere come l’offensiva a Rafah si fermerebbe all’istante «se Hamas accettasse la proposta di accordo per la liberazione degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza». Nel giorno in cui Macron e Von der Leyen dialogano a Parigi con il leader cinese Xi Jinping per trovare una sponda diplomatica in grado di disinnescare i conflitti in Ucraina e a Gaza, l’Alto Rappresentante della Politica Estera Ue Borrell giudica «inaccettabile l’evacuazione di Rafah», spingendo affinché il Consiglio Europeo «agisca immediatamente».