L’organo di governo di Israele, chiamato in ebraico Knesset (ovvero “assemblea”), ha recentemente varato una norma che vieta e punisce il “consumo di materiali e pubblicazioni terroristiche“. Si tratta di un emendamento alla legge antiterrorismo che introduce un nuovo reato penale, approvato con una maggioranza di 13 voti contro 4, e che prevede una pena massima di un anno di reclusione. Ovviamente all’introduzione della nuova legge sono seguite numerose critiche, che ne riconoscono una violazione dei diritti umani.



Secondo la nuova legge di Israele, insomma, sarà vietato leggere qualsiasi tipologia di pubblicazione o materiale che sia associabile ai terroristi, riconosciuti nel testo della legge soprattutto come “ISIS” e “Hamas“. La punizione scatterà solamente nel caso in cui il consumo di quei materiali sia considerato “sistematico e continuo” ed “in circostanze che indicano l’identificazione con l’organizzazione terroristica”. Come pubblicazioni, invece, il testo della legge varata in Israele indica testi di elogio, sostegno o incoraggiamento agli atti terroristici, inviti a commentare atti di terrorismo e documentazioni che spiegano l’azione dei terroristi. Viene, infine, conferita al Ministro della Giustizia l’autorità per aggiungere ulteriori organizzazioni all’elenco di quelle considerate terroristiche ai fini di questa legge, che rimarrà in vigore (allo stato attuale) limitatamente per due anni.



Le critiche: “La legge di Israele punisce il pensiero, è una misura draconiana”

Insomma, con la nuova legge Israele punta a punire l’uso o la pubblicazione di materiali che rimandino ai terroristi o agli atti da loro compiuti, riconoscendo in questa semplice azione una qualche appartenenza figurativa al movimento. Tra le tante critiche mosse emerge soprattutto quella di Adalah, associazione che veglia sul rispetto dei diritti umani all’interno del territorio israeliano.

In un comunicato, Adalah sottolinea che la legge di Israele è “una delle più invadenti e draconiane mai approvate, poiché rende i pensieri soggetti a punizione penale. In un momento in cui le autorità israeliane stanno intensificando la loro campagna per soffocare la libertà di espressione dei cittadini palestinesi di Israele, conducendo un’ampia sorveglianza delle loro comunicazioni online ed effettuando arresti senza precedenti per presunti reati legati alla parola, la Knesset israeliana ha promulgato una legislazione che criminalizza anche l’uso passivo dei social media“.