Hezbollah che lancia 35 razzi sul Monte Meron. Israele che risponde attaccando un’importante base del nemico nella zona di Sidone, colpendo a Jibchit, Mansouri e altri villaggi nel sud del Libano. Gaza, insomma, non è l’unico fronte di guerra aperto. E anche se il botta e risposta tra IDF e Hezbollah rimane ancora entro certi limiti, la situazione è talmente tesa da far presagire l’esplosione del conflitto anche lì.
Israele, d’altra parte, spiega Vincenzo Giallongo, generale dei Carabinieri in congedo con al suo attivo missioni in Iraq, Albania, Kuwait e Kosovo, non si fermerà alla Striscia: non vuole lasciarsi scappare la ghiotta occasione di ridurre fortemente l’operatività del partito armato filoiraniano che spadroneggia in Libano. Per questo potremmo aspettarci, una volta chiusa la “pratica Gaza”, un violento attacco israeliano anche lì, probabilmente con meno vittime civili ma pesante militarmente, per fiaccare la resistenza di un gruppo molto più attrezzato a combattere rispetto ad Hamas.
Generale, il livello dello scontro fra Israele ed Hezbollah si sta alzando sempre più: ci dobbiamo aspettare una guerra ad alta intensità anche in Libano?
Era chiaro fin dall’inizio che Israele non si sarebbe fermato. Terminata, quando lo riterrà opportuno, la “pulizia” di Hamas nella Striscia, si occuperà di Hezbollah, che è un’altra grossa spina. Non lo dice ancora, per non allertare nessuno, ma questa è l’intenzione. Per il momento risponde in modo durissimo, più di quello che faceva prima, agli attacchi che arrivano dal Libano. C’è tutta una parte dei servizi segreti israeliani che sta curando esclusivamente la fascia libanese, preparando dei dossier che, una volta concluse le operazioni militari a Gaza, permetteranno all’esercito di dedicarsi a Hezbollah. Come hanno già fatto capire, non gliene importa nulla di quello che diranno gli USA, l’ONU, la comunità internazionale.
Finita una guerra, insomma, ce ne sarà subito un’altra?
Non finirà, la faranno apparire l’una come il proseguimento dell’altra, senza soluzione di continuità.
Il ministro della Difesa Yoav Gallant, d’altra parte, ha dichiarato che Israele aumenterà gli attacchi contro Hezbollah anche durante una potenziale tregua a Gaza. È la conferma che vogliono procedere anche in Libano?
Sì. Questo è l’intendimento di Israele, ci si poteva arrivare anche senza queste dichiarazioni. Il livello dello scontro nell’area tra il nord di Israele e il sud del Libano è già salito. Hezbollah non ha mai portato attacchi così forti per numero e intensità. E nemmeno Israele aveva risposto in questo modo, con l’eliminazione dei capi delle formazioni filoiraniane e azioni calcolate. Ci sarà un ulteriore innalzamento dopo che si sarà finito di colpire Hamas.
Israele chiede che Hezbollah indietreggi di 30 chilometri, come previsto da una vecchia risoluzione ONU, mentre i suoi rivali vogliono in cambio la fine della guerra a Gaza. Se ottenesse questo cuscinetto di sicurezza al confine, Tel Aviv si fermerebbe?
Israele lo chiede perché sa che Hezbollah non lo accetterà. Vuole un indietreggiamento di 30 chilometri sapendo che la controparte non dirà mai di sì. A questo punto darà la colpa al nemico del deterioramento della situazione. Ognuno vuole scaricare sull’altro la colpa del fallimento delle relazioni.
Ma Israele ha intenzione di estendere l’attacco a tutto il Libano?
Gli israeliani vogliono eliminare Hezbollah; occupare tutto il Libano in maniera forzata diventerebbe un oltraggio a tutto il mondo arabo. Il messaggio che cercheranno di far passare è che puntano a togliere di mezzo il partito di Nasrallah. Il problema, però, è che Hezbollah controlla tutto il Libano. Se questo è l’obiettivo, devono entrare nel Paese e dare il via a massicci bombardamenti, che colpiranno anche i civili.
Il Libano attraversa una grave crisi istituzionale, non ha un governo in carica e non riesce a esprimere un presidente. L’unica realtà strutturata è quella di Hezbollah, attrezzata militarmente e quindi difficile da sconfiggere completamente. Alla fine, non si rischia di avere una nazione in cui, ancora più di prima, il gruppo filoiraniano sia l’unico o il più importante punto di riferimento?
Il Libano ha un governo fantoccio e chi governa in realtà è Hezbollah. Se quest’ultimo viene ridotto ai minimi termini, cercando di diminuire il più possibile le sue capacità offensive, l’obiettivo è raggiunto. Diventerà anche più controllabile da parte di Israele, che darà ai servizi segreti il compito di monitorare continuamente la situazione. Certo, rimane da vedere cosa farà l’Iran, grande sostenitore di Hezbollah, ma cosa farà Israele è già abbastanza chiaro.
Il potenziale militare di Hezbollah è sicuramente superiore a quello di Hamas: ci dobbiamo aspettare una guerra ancora più cruenta e intensa rispetto a Gaza?
Più cruenta no: i morti della Striscia sono per lo più povera gente che abitava in quella zona e i soldati che hanno perso la vita sono un decimo delle vittime complessive. Più lunga e con un potenziale bellico superiore, quello sì. Ci saranno soprattutto attacchi mirati, meno sulla popolazione e più sulle postazioni di Hezbollah. Sarà cinico, ma le guerre purtroppo si misurano sul numero dei morti. In Libano sarà più basso rispetto alla Striscia, a fronte dell’impiego di un armamento più pesante e con attacchi più mirati. Come con Hamas, la guerra finirà quando Israele riterrà di aver fiaccato a sufficienza la resistenza di Hezbollah. Questo interessa al governo Netanyahu, dopo di che in Libano ci potranno essere libere elezioni per ricominciare da capo.
(Paolo Rossetti)
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