Si ricordano alcune esecuzioni portate a termine dagli agenti del Mossad israeliano attraverso lo scoppio di apparecchi telefonici, imbottiti di esplosivo fatto detonare quando si era certi che la cornetta fosse stata alzata dall’obiettivo. Erano altri tempi, si parla del pre-cellulari, quando esistevano solo telefoni fissi con tanto di disco selezionatore: erano i tempi della vendetta israeliana (ricordata anche dal film Munich e da una serie tv) contro i terroristi che avevano compiuto la strage degli atleti alle Olimpiadi di Monaco 1972.
Ma di un attacco in grande stile attraverso cercapersone sabotati finora non c’era traccia. Ieri però la guerra tra gli Hezbollah che controllano il sud del Libano e le forze armate israeliane ha colmato il vuoto, segnando un capitolo inedito anche nel tecno-conflitto. È successo che diverse esplosioni hanno colpito membri di Hezbollah in seguito alla presunta manomissione dei cercapersone, i teledrin (il nome italiano, made in Sip, degli apparecchi) molto di moda negli anni Ottanta, prima dell’avvento dei telefoni cellulari. Le esplosioni, avvenute soprattutto tra la periferia sud di Beirut, a Dahieh, vera roccaforte dei terroristi, la valle della Bekaa e il sud del Libano, hanno provocato, riporta la tv libanese Al Jadeed citando fonti mediche, 11 morti e 4mila feriti.
Secondo fonti di sicurezza e media locali, l’intelligence israeliana avrebbe manipolato i cercapersone utilizzati dai membri di Hezbollah, provocandone il surriscaldamento e la successiva esplosione. Il ministero della Sanità libanese ha invitato la popolazione a stare lontani da qualsiasi dispositivo di comunicazione wireless. A differenza dei telefoni cellulari, i cercapersone sono difficili da rintracciare e funzionano in aree con copertura telefonica limitata: non richiedono schede Sim o connessioni a Internet, il che li rende più difficili da localizzare e monitorare. Secondo il quotidiano libanese L’Orient le Jour dietro l’attacco vi sarebbe l’intelligence di Israele. Sembra confermato (dall’agenzia iraniana Fars) che tra i feriti ci sarebbe anche l’ambasciatore iraniano in Libano, Mojtaba Amani.
In questo susseguirsi di notizie, per forza di cosa non ancora ben verificate, un fatto è sicuro: Israele sarebbe riuscita a violare i sistemi di comunicazione dell’organizzazione sciita, che vuol dire non solo mettere a punto una metodologia adatta a far implodere gli apparecchi, ma soprattutto averne rintracciato tutti i numeri. Tra l’altro, quei cercapersone (secondo il Wall Street Journal) facevano parte di una fornitura che l’organizzazione sciita libanese aveva appena ricevuto.
Un portavoce di Hezbollah ha dichiarato che “Questa penetrazione nei nostri sistemi di comunicazione rappresenta la più grande violazione dei dati di intelligence nella storia dell’organizzazione”. Dunque il fronte nord di Israele è destinato a un ulteriore degrado: il conflitto aperto tra le IDF e Hezbollah sembra sempre più vicino.
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