Due donne cristiane sono state brutalmente uccise nella Chiesa della Sacra Famiglia di Gaza. Nahida Khalil Anton e la figlia Samar stavano andando nei bagni del complesso parrocchiale quando sono state raggiunte dai colpi di un cecchino di Israele. “Noi gridavamo, imploravamo, ma lui continuava a sparare. Ha colpito anche altre sette persone, di cui due sono ferite gravi e in pericolo di vita, ma nessuno può portare soccorso”, raccontano al Corriere della Sera i fedeli che vivono nella struttura.



In totale sono 600 i rifugiati cristiani che si trovano lì. A rivelarlo è Mitri Raheb, pastore 61enne della Chiesa evangelica luterana oltre che docente e scrittore noto per le sue posizioni a favore dell’indipendenza palestinese. “Gli manca di tutto, persino del pane e dell’acqua. Sono terrorizzati, specie dopo i bombardamenti contro la vecchia cattedrale di San Porfirio e altri luoghi religiosi che causarono 24 morti e decine di feriti due settimane dall’inizio delle operazioni militari”.



“Israeliani a Gaza sparano a tutto”, il racconto del pastore Mitri Raheb

Israele tuttavia non sembrerebbe curarsi della presenza di cristiani nell’area della Sacra Famiglia. I militari, infatti, sono convinti che anche lì si sia insediata Hamas con i suoi tunnel. Una ipotesi che il pastore Mitri Raheb esclude: “Assolutamente no. È una domanda che facciamo sempre tutti. Ma non esiste alcuna prova in questo senso. Semplicemente i soldati sparano su tutto ciò che si muove”. Nahida Khalil Anton e la figlia Samar in tal senso non sarebbero le uniche vittime. “Ad oggi i nostri morti sono 26, tutti civili. E purtroppo sembrano destinati ad aumentare”, ha affermato.



Un pensiero che nelle scorse ore è stato condiviso anche da Papa Francesco nel corso dell’Angelus. “Nella Sacra Famiglia non ci sono terroristi, bensì famiglie, bambini, persone malate e con disabilità, suore”, ha commentato, implorando i soldati israeliani di fermare gli attacchi ai luoghi religiosi.