L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha realizzato un nuovo bollettino sull’andamento delle curva epidemica. Ne ha parlato il presidente Silvio Brusaferro, il quale ha spiegato nella conferenza stampa della Protezione civile che «la curva è in crescita». Le zone maggiormente coinvolte sono quelle del Nord, mentre nel resto dell’Italia non c’è una crescita così veloce dei casi. «Questo però non deve illuderci, perché solo se tutti ci comportiamo come raccomandato possiamo rallentare la diffusione dell’epidemia». Il Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi a Covid-19, basato sui dati aggiornati al 17 marzo 2020, evidenzia che l’età media dei pazienti deceduti e positivi è di 79,5 anni. L’età mediana dei morti è più alta di oltre 15 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione. Nel primo caso è di 80,5 anni contro 63 anni. Le donne morte dopo aver contratto il Coronavirus hanno un’età più alta rispetto agli uomini (83,7 contro 79,5), ma i loro decessi sono meno rispetto agli uomini.



CORONAVIRUS, REPORT ISS SU MORTI: PATOLOGIE PRE-ESISTENTI

Il bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) analizza anche un altro aspetto del Coronavirus: il rapporto con le patologie croniche pre-esistenti. «Purtroppo la mortalità colpisce persone affette da patologie e anziani. Il combinato è lo scenario più presente. Da qui nasce la raccomandazione alla protezione delle persone più fragili», ha dichiarato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro in conferenza stampa. Le tre malattie più comuni diagnosticate prima di contrarre l’infezione sono ipertensione arteriosa (76,1%), diabete mellito (35,5%) e cardiopatia ischemica (33%). Ma questo dato è stato ottenuto in 355 deceduti, quindi sul 17,7% del campione complessivo. Per quanto riguarda il numero delle patologie osservate è di 2,7. Nel 48,5 per cento dei morti si registrano 3 o più patologie, nel 25,6 per cento dei casi invece 2, nel 25,1 solo una, in tre casi nessuna patologia pre-esistente. «Questo è un passaggio che giustifica il motivo per il quale raccomandiamo attenzione nei confronti delle persone fragili», ha aggiunto Brusaferro.



CORONAVIRUS, REPORT ISS SU MORTI: 8 GIORNI TRA SINTOMI E DECESSO

L’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più diffusa in questo campione (97,2% di casi), poi danno renale acuto (27,8%), seguita da danno miocardico acuto (10,8%) e sovrainfezione (10,2%). Lo rileva il bollettino stilato dall‘Istituto Superiore di Sanità (Iss), che ha indicato anche i sintomi più comuni prima del ricovero nei pazienti deceduti Covid-19 positivo. Si tratta di dispnea e febbre, invece meno comuni sono tosse, diarrea e emottisi. C’è poi un 5,2% delle persone che non presentavano alcun sintomo al momento del ricovero. Nel Report si indicano anche le terapie somministrate nei morti durante il loro ricovero. La terapia antibiotica è stata quella più usata (83% dei casi), meno quella antivirale (52%), più raramente la terapia steroidea (27%). In 25 casi (14,9%) sono state utilizzate tutte 3 le terapie. Interessante anche l’analisi dei tempi: trascorrono in media 4 giorni dall’insorgenza dei sintomi al ricovero, altrettanti dal ricovero al decesso. Il tempo intercorso dal ricovero alla morte era di 1 giorno più in coloro che venivano trasferiti in rianimazione rispetto a quelli che non venivano trasferiti. Infine, una considerazione sui morti di età inferiore ai 50 anni: al 17 marzo ne risultano 17, ma con gravi patologie pre-esistenti, come quelle cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete e obesità.