«In Italia l’età media dei deceduti positivi al Covid è di 80 anni, ma si alza nel caso di persone vaccinate e con più patologie rispetto a quelli non vaccinati»: così ha chiarito l’Istituto Superiore di Sanità nel report esteso pubblicato il 26 gennaio. Ma v’è un secondo punto, forse ancora più importante in quanto per la prima volta inizia a chiarire i vari dubbi degli scorsi mesi sui “morti per”-“morti con” Covid: «Dei deceduti positivi a SARS-CoV-2 in Italia, (preso un campino di 138.099 persone morte dall’inizio della pandemia fino al 10 gennaio scorso, ndr) il 23,8% risulta essere stato ricoverato in un reparto di terapia intensiva, il 58,5% è stato ricoverato in ospedale ma non in terapia intensiva ed il 17,7% non era ricoverato in ospedale».
Sui dati offerti dall’ISS oggi in prima pagina “Il Fatto Quotidiano”, da tempo molto critico con la gestione della pandemia del Governo Draghi, riflette su alcuni punti che ancora non sono chiari: «dove sono morti tutti gli altri?», si chiedono citando anche l’opinione del microbiologo dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, il quale sostiene «ci sono tanti pazienti che non vengono ricoverati in terapia intensiva. A mio avviso si tratta quasi sempre delle persone più anziane fragili, sicuramente vaccinate».
I DUBBI CHE ANCORA RESTANO DOPO IL REPORT ISS
Secondo “Il Fatto Quotidiano” la spiegazione non basta: i “pazienti deceduti positivi all’infezione Covid” – espressione usata dall’ISS che già corregge in parte la “narrazione” passata sui “morti per”-“morti con” – se non morti in terapia intensiva, dove? «Pronto Soccorso? Rsa?», critica il quotidiano diretto da Marco Travaglio. Dopo il report FIASO che ha svelato qualche settimana fa come il 34% dei positivi ricoverati non sia in realtà malato di Covid ma ospedalizzato per altre cure, ora questo nuovo rapporto dell’ISS fa intervenire l’autorevole immunologo Guido Silvestri: «È importante chiedersi quanti dei morti comunicati nei bollettini siano effettiva- mente deceduti per questa infezione e non semplice- mente con essa». Il tutto nei giorni molto “caldi” sul fronte Regioni-Governo per la pressione portata dai Governatori sula necessità di cambiare il sistema di gestione della pandemia, a cominciare dalla modalità di compilare il bollettino quotidiano e settimanale sui malati/ricoverati/morti con Sars-CoV-2.